Buon pomeriggio a tutti! Oggi per noi insegnanti è il “capodanno settembrino”… ci si augura buon anno, ci si sorride, ci si ritrova dopo l’estate, si progetta. Perciò è proprio in questa data che ho deciso di parlarvi di un romanzo finito qualche giorno fa, un romanzo che racconta la scuola, che ti fa immaginare quei banchi, quei corridoi, quelle classi. Un libro che tocca le corde del cuore perché i ricordi scolastici sono quelli che, ognuno di noi, custodisce come un tesoro prezioso! Buona lettura!
“I ragazzi, alla fine, mi stupiscono sempre e sfido chiunque a trovare un altro lavoro dove succedono cose come queste”
È un lunedì di settembre, ed è un inizio, anzi, per gli insegnanti è l’inizio, perché le scuole riaprono le loro porte. Ognuno torna al proprio posto, tranne i supplenti: loro, ogni anno, sono alle prese con un Istituto nuovo, alunni diversi, situazioni mai viste e tutte da scoprire.
Ed è così che la professoressa di Lettere, Valentina, si ritrova per la prima volta a insegnare in un Istituto Professionale, dopo anni trascorsi nella Scuola Secondaria di I grado. Un’esperienza nuova, così come nuove sono le emozioni forti che prova, un “odi et amo” per usare dei versi catulliani.
È questa la storia autobiografica narrata da Valentina Petri nel suo romanzo “Portami il diario”, edito dalla Rizzoli.
Un libro che catapulta in un mondo e che fa desiderare di non girare l’ultima pagina per non dover salutare i suoi protagonisti. Una storia che riempie gli occhi di lacrime, ma che, sulle labbra, fa spalancare sorrisi. Un romanzo che si è grati di aver letto, perché i libri belli sanno sanare ferite e far respirare a pieni polmoni. Una storia che parla della scuola, degli alunni, scritto da un’insegnante eccezionale che ci mette l’anima e che spera sempre di poter fare la differenza.
E allora, al lettore, sembra di vederli i ragazzi di cui si narrano le vicende: Kalòs alle prese con il suo orale alla maturità, il Sarto di Panama vestito di bianco, Cappuccino con la sua amata bevanda fumante e Cuore di Panna che quando legge i versi di Ungaretti, pensa a L’Aquila “che prima era una meraviglia e adesso è un cumulo di macerie. Mi immagino come deve essere il cuore di chi ci viveva e ha perso i suoi cari”.
E la senti tutta quella nostalgia, la tristezza dei saluti, quel guardare tra i banchi sperando di conservare nella memoria i loro sorrisi, le loro battute, le giornate trascorse insieme.
Perché chi non insegna non lo sa quanto sia bello, faticoso, sì, ma bellissimo. Perché ogni giornata è nuova, è tutta da costruire, è da sperimentare. Perché davvero questo è il mestiere più bello del mondo, lo è per i docenti appassionati, per quelli che credono di poter cambiare il mondo attraverso gli occhi dei propri alunni. Perché “per un insegnante, la scuola non è solo un posto di lavoro, come un ufficio qualunque. È un osservatorio privilegiato: dalla finestra vedi il mondo cambiare, mentre all’interno continui ad avere la stessa tipologia di clienti, sempre ragazzi, da quando cominci e sei ragazzo anche tu, a quando lasci e ragazzo non sei più, ma non ti sei accorto di quando la trasformazione è avvenuta”.
Valentina Petri ha dato vita a un romanzo che fa ridere a crepapelle e piangere come bambini, una storia in cui ogni giorno è diverso, dove tutto è una scoperta e chi sta dietro la cattedra può solo guardare questo universo con un sorriso.
Buona lettura a chi ha speso tutta la sua vita ad inseguire un sogno e, finalmente, quel sogno può guardarlo ogni mattina tra i banchi che ha davanti. Buona lettura a chi non si arrende e, tenacemente, cerca di portare avanti le proprie idee. E infine buona lettura agli insegnanti appassionati, a quelli che ci mettono la testa, il cuore, l’anima e che, ogni anno, quando mancano cinque minuti al suono dell’ultima campanella, accompagnano le classi verso il portone d’uscita con il magone e tanta gratitudine.
ALESSANDRA D’AGOSTINO
Sono una prof di Lettere appassionata e sorridente! Amo insegnare, leggere e scrivere recensioni, racconti e poesie che, spesso, hanno ricevuto pubblicazioni e premi letterari nazionali. Il mio motto è: "Se la fatica è tanta, il premio non sarà mediocre"... La vita mi ha insegnato che Giordano Bruno non si sbagliava!