E poi venne il mare

E poi venne …

E poi venne il mare … che con suo fratello vento in un attimo spazzò via scempi, opere non protette, opere da corruzione, da magna magna, da bustarelle. Si compiacque di questo e fu felice di essersi ripreso quel che era suo di diritto.

Ma una volta c’era il mare … quello bello, quello “amico”, quello nel quale immaginiamo di perderci ascoltando il suono soave della sua azione, quello che ci fa sognare di far l’amore sulla sua spiaggia sotto una cornice di stelle.

E poi venne un fiume … che un bel giorno, stufo di non essere pulito, stufo di essere confinato come un ippopotamo in un barattolo di vetro decise di vendicarsi e riprendersi ciò che era suo di diritto.

Ma una volta c’era il fiume, quello stesso fiume che si faceva fotografare, si faceva ascoltare mentre con fare placido e calmo raggiungeva la sua oasi di vita e di pace.

E poi venne un vecchietto che un giorno all’improvviso decise di fare il solletico alla terra. Nessuno purtroppo però era preparato. E così il disastro, con morte e distruzione. «ma io faccio solo il mio mestiere, quello per il quale mi ha scelto madre terra», disse lui. «Si. Abbiamo capito», dissero loro «ma avresti dovuto darci il tempo di prepararci».

E poi venne un capo indiano che nel 1854 affermava “[…] la terra è la madre di tutti noi […]. La terra non appartiene all’uomo bensì è l’uomo che appartiene alla terra […]”.

E, infatti, una volta c’era la natura: quella che ci fa meravigliare per la sua incantevole bellezza ma anche quella di fronte alla quale ci sentiamo piccoli piccoli e rispondiamo disprezzandola, con atteggiamenti da perfetti egoisti e ipocriti. Ma lei ci perdona. È lì: sempre con un’altra possibilità da darci a dimostrazione della bontà, dell’amore che ha per noi e della certezza di un cambio radicale di rotta nelle nostre coscienze.

Eh già, noi. Quelli a cui non manca la speranza. Quelli che non hanno occhi ciechi e capiscono che l’ambiente è tutto ciò che abbiamo e abbiamo il dovere di proteggerlo.

Davide Curcio 

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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