Venerdì dei morti, si interrompe la tradizione e avanzano parole nuove

Venerdì dei morti.

In questo grigio pomeriggio di inizio novembre, tutto scorre, la catena di certe tradizioni si interrompe, e un pensiero mi attraversa lungo gli occhi, dichiarandomi nuove diapositive.

Ci risiamo.

Ritorno alla fantasia, la lascio andare, come una danza, un tappeto sul quale coricarmi, dormire, svegliarmi, fare l’amore.

Annoiarsi è un po’ come morire.

Le ho detto qualcosa, fra ieri e oggi, non ricordo bene cosa, credo avesse a che fare con la passione. Si, le ho detto che non intendo più voltarle le spalle, adesso, e che ho voglia di ballare.

Le parole smettono di essere parole non solo con una immagine che si muove.

Le parole smettono di essere parole quando non si rinnovano e ripetutamente le si utilizzano per comodità, o per camuffare la paura, ma nel mentre lei ci fotte.

Nutro parole nuove, ma sono ancora nascoste, stanno sacrificandosi, fra i polmoni, le arterie del cuore, e fra una secrezione e un’altra implorano di uscire.

Termini come illusioni o disillusioni trovano il tempo di essere rielaborati in fretta.

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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