A chi conosci da pochi mesi ma pare siano anni, lunghi e intensi, belli e vivi.
A chi ti sa guardare e non si ferma all’apparenza, con gli occhi sempre aperti anche se assonnati.
Ai flussi di coscienza improvvisi, le riflessioni notturne e agli acciacchi, sempre più frequenti.
A chi ti saluta ogni mattina e ogni sera, a chi si preoccupa di sapere come stai e cosa fai.
A chi è capace di aprire nuove porte, spalancare finestre, solcare sentieri e disegnare orizzonti.
A chi ti apre il suo cuore, le sue braccia, le sue mani.
A chi parla e pensa senza fermarsi mai, a chi scrive di getto e chi piange ogni tanto.
Agli incubi di notte, ai cuscini a righe e i letti disfatti, agli armadi in disordine e agli ascensori mai presi.
Alle passeggiate, quelle lunghe e in cui ascolti la gente, sorridi ai bambini, ti perdi nei vicoli e ritrovi te stesso.
Alle nuove parole sempre uguali ma mai una volta banali.
A chi ascolta e sa ascoltare, a chi pesa parole, gesti e pensieri.
A chi alle parole preferisce i fatti, ti sta vicino anche se piove
A chi non ride per forza. A chi ride e illumina il cielo. A chi ride e ferma il tempo.
A chi cammina ma non è solo, che spesso due occhi non bastano in questo buio.
A chi si avvicina ai trent’anni e la paura lo avvolge, che le strade diventano tante ma sempre più strette.
A chi compie gli anni.
Sono i ricordi e gli amori che non ho mai avuto, le risate e le bugie, gli schiaffi presi e quelli non dati, ma anche i sorrisi e gli sguardi rivolti nel vuoto delle anime che mi circondano e spesso ne scrivo anche. Giornalista di professione, utilizzo i miei occhi e i miei sensi per trovare un filo che unisce le migliaia di distrazioni che mi circondano e che mi confondono.