Scommessa con sé stessi.

C’era una volta un uomo.

Un uomo che ogni giorno viveva una costante nostalgia e malinconia.

Un uomo che amava tutto ciò che aveva, ma aveva purtroppo, il costante desiderio di qualcosa in più.

non si dava pace, certe volte la malinconia e la nostalgia erano sensazioni che gli facevano ricordare i momenti in cui era stato felice, e quando li ricordava, ritrovava la fiducia in sé stesso, e si rilassava, guardando scorrere l’acqua della cascata, pensando e sorridendo, si rilassava.

Altre volte, tuttavia, le sue sensazioni gli facevano male, perché quei ricordi voleva riviverli, voleva tornare con le persone che gli avevano regalato quelle emozioni, quei luoghi che gli avevano regalato dei sogni.

Meditava su ciò che aveva intorno adesso. 

E non gli bastava, no, non riusciva a bastargli.

Da una parte il vento voleva portarselo via, gli suggeriva che quello che aveva ora non era prezioso, era solo una menzogna, nessuno diceva mai la verità, nessuno era davvero sincero.

Dall’altra il mare che si infrangeva sugli scogli, gli suggeriva con rabbia di ribellarsi alla sua situazione, doveva fare qualcosa… Qualcosa di drastico, di violento, come se un piccolo uomo sarebbe potuto diventare un mare in tempesta.

E la burrasca lo fece naufrago, perso.

Non potendo darsi pace, si perse nella tempesta, tutto buio, fulmini, onde e buio.

Quando finalmente si calmò, capì di essere stanco; stanco di tutte quelle emozioni, nostalgie, negatività.

Decise che era stanco di credere solo nelle realtà, troppo pessimista, troppo basica, a volte anche troppo banale, crudele.

Decise che era stanco di chi non faceva altro che diffidare di tutto e di tutti.

Era stanco di una parte di sé stesso.

Si sfidò, e disse a sé che poteva, che DOVEVA fare qualcosa per cambiare la sua situazione. L’altra parte di sé ne rise, e lo sfidò, una scommessa contro sé stesso.

Per molti mesi, la sfida continuò, decise di essere migliore, di tutti, gentile, disponibile. Migliore di sé stesso.

Una notte, quando meno se l’aspettava, quando ormai aveva persino dimenticato di aver iniziato quella sfida, si rese conto di aver vinto, di aver vinto e perso allo stesso tempo.

La pace e l’equilibrio, raggiunti con tanta fatica, che comunque sapeva che sarebbero stati temporanei, gli entrarono dentro, e nessuna cosa delle poche negative di quella notte stellata, intaccarono in nessun modo il suo animo.

E dunque, infine, la scelta di essere gentile, senza farsi troppi pensieri o paranoia, accettare sé stessi e ciò che si ha intorno, erano ora, le cose più importanti.

Migliore di tutti, migliore di sé stessi.

 

  • Paolo Pileggi

 

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