“Sulla mia pelle” e quei lividi anche sulla nostra

Un pugno nello stomaco, una ferita che lacera e che prosciuga l’anima.  Accade di raro che una pellicola cinematografica riesca a lasciarti dei segni profondi, quasi fisici. Una sofferenza che è impossibile non condividere con il protagonista.

“Sulla mia pelle”, film diretto da Alessio Cremonini, racconta gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, giovane romano morto mentre era in custodia cautelare il 22 ottobre del 2009.

È senza alcun dubbio il film del momento e capiamo il motivo già dai primi istanti, da quei primi secondi in cui la magistrale interpretazione di Alessandro Borghi inizia ad accendere i riflettori su uno dei casi di cronaca più celebri degli ultimi anni, un episodio che ha sconvolto e al tempo stesso indignato l’opinione pubblica.

Libero da pregiudizi e dall’ombra ingombrante della retorica, “Sulla mia pelle” è uno spaccato illuminante che se da un lato non accusa apertamente, non fa nomi e non si pone su alcun pulpito, dall’altro non assolve nessuno: non assolve Cucchi, non assolve la famiglia e non assolve quel sistema giudiziario e carcerario troppo spesso finito sotto la lente d’ingrandimento.

La stesse lente che nel film inquadra da vicino tutta la precarietà dei più deboli, dei più soli, di quelli che loro malgrado non riescono a seguire la retta via e si ritrovano schiavi di sé stessi e prigionieri di un sistema che non offre secondo chance e che, con altrettanta difficoltà, non spiana la strada verso il riscatto.

Ogni sofferenza fisica e psicologica di Cucchi (di Borghi) è un po’ anche la nostra: difficile restare seduti per tutto il tempo, impossibile non mettere in “pausa” il film, alzarci un attimo, prendere una boccata di aria fresca, essere sicuri che in faccia e sulla schiena non abbiamo anche noi qualche livido.

È un’opera che va vista, rivista, studiata ma soprattutto proiettata. Ovunque, per fermare la sete, quella della verità non detta, degli episodi immaginati e verosimili.

Occorre, evidentemente, porsi degli interrogativi. Cosa ci resta dopo la visione di “Sulla mia pelle”? Chi è il vero colpevole? Quando sapremo la verità su questa drammatica vicenda? Il processo, siamo certi, farà il suo corso. Fino ad allora, e non potrebbe essere altrimenti, ci porteremo dentro e addosso anche noi qualche livido e una nota stonata di dolore.

Sono i ricordi e gli amori che non ho mai avuto, le risate e le bugie, gli schiaffi presi e quelli non dati, ma anche i sorrisi e gli sguardi rivolti nel vuoto delle anime che mi circondano e spesso ne scrivo anche. Giornalista di professione, utilizzo i miei occhi e i miei sensi per trovare un filo che unisce le migliaia di distrazioni che mi circondano e che mi confondono.

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