Nel momento in cui ho letto l’ultima parola di questo libro, mi son sentita destabilizzata. La sensazione che mi stringe come una morsa la bocca dello stomaco, velocemente è salita su fino agli occhi riempiendoli di lacrime.
“Lettera a un bambino mai nato” è un libro scritto nel 1975 da Oriana Fallaci ,scrittrice, giornalista e attivista italiana, edito Rizzoli.
Il libro racchiude tematiche da sempre difficili e complesse da gestire: l’aborto, l’amore e la famiglia. É un’epistola che ha il ritmo di un monologo drammatico: a parlare è una donna senza volto, senza nome, senza età. Una donna che scopre di essere incinta e parla con il suo bambino, gli racconta il crudele mondo e l’amara vita. É una donna misteriosa e dura che, tuttavia, si rivelerà essere una madre affettuosa, amorevole e protettiva. Dubbi, incertezze, paure si affolleranno nella testa della futura mamma: domande che non troveranno risposta assilleranno la sua mente. Uno, più di tutti gli altri, sarà l’interrogativo che non le darà pace: tenere o non tenere il bambino? Un punto di domanda grande e misterioso a cui sarà difficile dare una risposta ritenuta universalmente giusta o sbagliata.
Lettera a un bambino mai nato è il primo libro che leggo di Oriana Fallaci e, per iniziare, non poteva capitarmi lettura migliore.
Lo stile di narrazione è unico : graffiante, accattivante, travolgente. É impossibile pensare di abbandonare, anche solo per un minuto, la lettura.
Il romanzo nella sua totalità mi ha colpita. Una donna forte, coraggiosa, è il fulcro di tutto il racconto. É una mamma che anziché raccontare favole con principi e principesse al suo bambino, racconta di quanto è dura la vita, rivela al suo piccolo pesciolino favole che hanno sempre come morale il dolore. La sofferenza viene lenita da parole d’amore, ma sono parole che non nascondono nessuna illusione, anzi urlano di rimanere con i piedi ancorati al terreno, spingono alla lotta continua per una libertà che, forse, non esiste.
Il titolo svela il finale, eppure, nonostante questa consapevolezza, ho sperato fino all’ultima pagina che questo bambino nascesse. Quei gesti, quelle parole che solo una donna che sta diventando mamma può mettere in pratica e scrivere su carta dovevano essere accolti e sussurrate da un bimbo che entrava a far parte di questo mondo: sofferente e malvagio ma al contempo meraviglioso. Ho ammirato questa donna, ho apprezzato il suo modo di tener testa a chi credeva di saperne più di lei, avrei voluto avere la sua grinta nel non lasciarsi mai mettere con le spalle al muro né da un uomo né dell’esistenza stessa, ho venerato la sua voglia di vita e di libertà.
I momenti di commozione non sono rari, anzi, a mio parere il libro è un crescendo di emozioni, le quali si fanno sentire maggiormente nella parte finale. Nelle ultime pagine, la donna subisce un’immaginario processo dove sono chiamati a testimoniare tutti coloro che in qualche modo sono venuti a contatto con lei in questo periodo. Viene ripercorso ogni singolo istante, ogni piccola azione e, su queste, la persona chiamata al banco dei testimoni deve fornire un verdetto: colpevole o innocente. La donna si sente ed è chiusa in gabbia, ascolta le parole di chi la scagiona e di chi la dichiara colpevole. Solo una testimonianza vale più di tutte le altre, la testimonianza di chi in quel momento c’era davvero: il piccolo mai nato.
Il bambino ha solo parole d’amore per la madre, parole così rassicuranti e forti che potrebbero lenire e curare qualsiasi ferita dell’animo e del cuore. Il piccolo consola la madre facendole capire che gli unici protagonisti di quella storia son proprio loro due e che, proprio per questo motivo, sono i soli a sapere come si sono svolti realmente i fatti.
“Lettera a un bambino mai nato” è un libro breve ma inteso, pieno di emozioni che molte volte, almeno per me, son difficili da spiegare e interpretare.
Questa non lo so se è un fiaba, ma te la racconto lo stesso.
t.
Per paura e timidezza verso me stessa evito ogni forma di descrizione: interiore ed esteriore. Scrivo in gran segreto per mettere in ordine pensieri e sentimenti confusi e per riprendermi da notti insonni.