CETRARO: “Festival du chianu”, oggi l’incontro con Francesco Santopolo e Oscar Graco

 

Si conclude oggi la prima settimana del “Festival du chianu”, che a Cetraro (CS) sta vedendo impegnati un gruppo numeroso di giovani e meno giovani mossi da obiettivi comuni e volti a focalizzare l’attenzione sulla valorizzazione del centro storico. Oggi alle 17:30 a Palazzo Del Trono l’incontro con l’agronomo Francesco Santopolo e lo storico Oscar Graco per discutere su ‘Terra, territorio e buone pratiche in agricoltura’. Si proseguirà allu ‘Chianu’ per continuare la serata e inaugurare l’esposizione di opere pittoriche.

Nel corso delle riunioni dedicate alla preparazione del Festival, diversi di noi, molto spesso, hanno posto lo sguardo e l’attenzione su questioni legate al rapporto, di oggi e di ieri, tra il territorio e l’uso e la proprietà della terra, tra il centro storico e le campagne cetraresi, e anche tra il mare, il centro abitato, le zone collinari e agricole e le montagne: tra territorio e ambiente, più in generale.

Molto spesso, quasi facendo un giro con lo sguardo dalla costa e poi voltando le spalle al mare, nelle discussioni, l’attenzione era rivolta verso le campagne, alla produzione per autoconsumo e per fini commerciali, alla possibilità della lavorazioni di prodotti agricoli locali e della commercializzazione, in piccole botteghe, ‘allu Chianu’, nel centro storico. Frequentemente e sin dall’inizio, si è espresso un particolare interesse nella terra, come nodo centrale delle trasformazione del territorio, e i modi di produzione agricola locale, nella storia, dallo sviluppo di insediamenti umani, dei luoghi abitanti, fino ad arrivare alla costruzione dei centri storici, passando per le varie invasioni e contaminazioni con popoli, prodotti e tecniche agricole di altrove, gli spostamenti e le migrazioni, anche solo da zone rurali al paese, nelle varie fasi di urbanizzazione. Dalle discussioni si è ricostruita spesso, tra di noi, una sorta di mappa delle viuzze antiche che collegano la marina al centro storico, fino ad arrivare alle campagne. Ora non più percorse, ma centrali nei secoli passati, fino alla costruzione della strada centrale che porta dalla superstrada 118 a Cetraro Paese.

Sono emerse, in questo laboratorio, alcune delle immagini più comuni del luogo, per esempio, una delle frasi più conosciute e ricondotte alla storia Cetrarese: “Spara alla turretta e fa primera…”. La torretta di cui si parla pare sia stata distrutta per le costruzioni della strada di cui sopra. In questa parte del paese dove, il fiume Aron si ricongiunge al mare che, prima della costruzione della ferrovia, arrivava fino a dove ora c’è la superstrada. E da qui la ‘Praia’, una distesa di campagne, la macchia di mare, coltivate, fino a risalire alle varie contrade cetraresi, in un territorio rurale abbastanza esteso.

Nell’intreccio di queste storie e di questa storia più recente di mutazioni profonde del territorio cetrarese, a narrazioni più antiche e radicate nei tempi, da generazione in generazione, nelle discussioni spesso ci siamo soffermati su questi processi, e sull’attuale uso della terra. Molti di noi hanno espresso l’interesse a comprendere meglio quelle esperienze di ritorno, anche a Cetraro,  alla terra, al territorio, all’autoproduzione, di molti giovani e meno giovani, pratica diffusa per l’autoconsumo, nei nostri territori. Ci sono, tuttavia, anche molti terreni incolti, abbandonati, e, dall’altra parte, un guardare alla terra come modo per poter vivere in Calabria e a Cetraro, come fonte di autonomia economica e di ripresa di rapporti individuali e collettivi con la qualità della vita.

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Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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