“Strade di Memoria”: terza tappa al Mercato Coperto di Nicastro

20 maggio 2023

Ancora un ritardo. È il tema comune della vita; di questo forsennato tempo presente che vuole ancora vederci protagonisti del nostro quotidiano, e rigorosamente a partire dalle esperienze più semplici, ché le più semplici esperienze, quando vissute con vera spontaneità, rimangono la base, le fondamenta, per la ricostruzione di sé. Per esempio, l’ultima tappa di Strade di Memoria, in compagnia di Elvira e degli altri amici del Progetto Policoro di Lamezia Terme (e di Open Space e di altri ancora), mi aiuta in questa auto-ricostruzione semplicemente facendomi perdere negli ambienti profumati e chiassosi del “vecchio” mercato coperto di Nicastro. “Vecchio”, perché in realtà è quello “nuovo”, lo era almeno ancora di più quando già da bambino mi portavano, mio padre e mia madre, ed era decisamente più vicino il ricordo dell’antico mercato nella piazzetta ora teatro di movida alcolica.

Mi ricostruisco, dunque, tra i timidi vecchietti portatori di tesori – fave, cetrioli, zucchine, primi pomodori, ecc. –, ben pochi urlano “bandiandu” dai loro canti, quasi si percepiscano loro stessi come residui fortuiti di un mondo scomparso già da tempo. Io me li abbraccerei tutti, prenderei loro le mani e vorrei ringraziarli. Mi limito a farlo con qualche sorriso, timido anche il mio, e impiego più tempo di quanto me ne fossi concesso per acquistare qualcosa. Un chilo di fave da marito e moglie; un chilo di piselli da marito 2 e moglie 2; tre uova dalla signora di Gizzeria (“sì, la moglie di Tizio”, “io sono il nipote della Commare”, ecc.).

Il chiasso, lo accennavo, è violento solo perché il rimbombo del capannone tende a far vibrare la testa; ma mi è sufficiente una piccola presa di coscienza per maledire la mia sveglia alle nove del mattino: mi sento in colpa, da un po’ di tempo ormai, nei confronti della mia sveglia. Forse sopravvaluto il problema, ma mi piace pensare che gran parte dei problemi quotidiani possa risolversi tornando a far pace con la propria sveglia. E con tutto un intero mondo che è mattiniero, con il clangore delle tazzine nei bar quando è ancora mezzo buio, una macchina che si aggira ancora liberamente sull’asfalto e, soprattutto, questo microcosmo antropologico che è il Mercato.

Da qualche parte, eccoli di fronte a me, gli altri amici fanno qualche fotografia. Tonino Malerba ha raccontato dei “jardinari” e delle particolarità di alcuni ortaggi; Luisa De Fazio di alcune tipicità locali, eccola con la sua raccolta di ricette gustose e di proverbi lametini; Matteo Scalise puntualizza qualche spigolatura di storia e di folklore; Saverio Tropea, ora, sta concludendo con alcuni utili accenni sulle proprietà nutritive di ciò che mangiamo. Tutt’intorno, una comitiva spensierata ma attenta, giovani e meno giovani hanno una luce negli occhi, vari profumi nelle narici, qualche parola più particolare di altre fra le orecchie. Di tanto in tanto mi avvicino a un altro banchetto di ortaggi. Ho già tre piccole buste che iniziano persino a pesarmi. Torno a casa, anche oggi un po’ più integro di ieri.

Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)

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