[Uomo solo, in piedi, guarda il mare lontano]
Da qualche parte doveva pur cominciare il mare, no? L’immensa vasca che in senso longitudinale s’estendeva di fronte ai miei occhi di bambino era probabilmente infinita, come l’universo. Ma come l’universo, leggendo su quei libroni di scienza per bambini, quelli con le copertine rigide e pesanti, era incominciato da un punto preciso, in un momento preciso, anche il mare doveva avere un principio. Eccolo il suo principio. U golfu i S.Eufemia!
[Seduto, con voce da bambino]
Maaaa… oh mà! Cuntami nu fhattu. Ejjà cuntami nu fhattarellu bellu. No, no… chilli e ddonn’Oraziu no; no mancu do nannu Mariu. Cuntami nu fhatt’e mara. E mara… e mara… de ssu mara ccà. Cuntami cum’è ca ‘ncigna u mara.
[Voce materna]
U mara ‘ncignau e ccà.
Nu jornu Ddiu si decidiu. Calau e supra tutta a volta celeste e scindìu ‘nzina ccà sutta. A Jezzaria. Spostau alivi a destra, alivi a sinistra. E citu citu, ppe un si fara sentira e nullu stendìu na manu supra a terra russa. Fici nu surcu granda granda, e ci jettau l’acqua. Pua ‘ncignau a caminara, e camina camina camina… arrivau nzina l’atra parta do mondu.
[Con fare frettoloso e nervoso, si alza]
O pà… jà nescimu. Jamuni a fara na caminata allu lungomara ja. Cumu? No no un’eju vidira nessunu! Ma si scemu? T’aju dittu ca un’eju vidira nessunu! E statti citu quali fidanzata! Fidanzata…
[Ride e si butta a terra]
Ssssh… Sssh, amore sta giù! Non ci vedono, stanno per passare. No, no è una macchina vecchia, stanno andando via! Sssh… amore!
[Si rialza di scatto, tono pomposo, gesticola a lungo con le mani rimanendo in silenzio]
Turismo… turismo. Turismo. Turismo. Turismo. Turismo. Turismo. Turismo [Lo ripete a lungo, cambiando spesso il tono]
Hai presente la sensazione di non capire più cosa voglia significare una parola quando questa viene ripetuta tante volte? Non può essere solo una questione fonetica, uditiva, fisiologica. È un qualcosa di più. Rendere ridondante una parola equivale ad intaccare il suo complesso apparato semantico. Vuol dire spezzare quel filo sottile che lega fono e fonema, che lega la parola all’immagine, il significante al significato. [Si infervora]
Mio dio ignoranza. Ignoranza. Ignoranza. Ignoranza. Ignoranza. Lo diceva pure quello della birra, no? Che le parole sono importanti! Diceva! Vanno ben calibrate insomma! Non si scherza con le parole… e nemmeno col mare. [Pausa. Si risiede]
Oh mà! Cuntami nu fhattu va… ch’è mejju.
ph: Alessia Grandinetti
Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)