Facce diverse di uno stesso volto

Un suono laconico invade l’udito e trascina lento il peso dell’oscurità ormai passata. Due macchie nere circondate da tratti azzurri si spalancano impavide e, avvolte da fasci di luce gialli, si inebriano. E’ un nuovo tassello di vita che prende forma, un fugace arcobaleno, un guizzo di gioia e dolore che svanisce, che si contorce e ritorna.

Descrissi così la mia vita la prima volta che una ragazza mi chiese di farlo. Non inventai nulla, fui il più sincero possibile, nei limiti consentiti da quel profondo senso di unicità che spesso mi pervade. Non mi sforzai mai di chiederle perché, di spiegarle chi e come, di mostrarle dove.

Fare giri di parole spesso ti rende libero, ti allontana dal disagio interiore che si prova a fare i conti con se stessi. Ma a furia di girare perdi la strada, smarrisci la via e ti ritrovi fermo, nella stessa posizione di prima, con qualche anno in più di quando hai iniziato a smarrirti.

A cambiare è troppo spesso l’espressione, quell’insieme di movimenti del viso che all’unisono si ammutinano e vanno per la loro strada, conquistando l’indipendenza dalle tue intenzioni.

Mi domando spesso quante facce possa avere lo stesso volto. E’ passato un po’ da quanto cercai di assurgere ad una soluzione definitiva e l’istinto di conservazione spesso ha agito di impulso, eludendo le mie reali intenzioni. Insieme al tempo. Già. Il tempo: una strana dimensione informe, sfumature di colori accesi mischiati col grigio, onde insistenti di un mare in tempesta, linee e confini, salti e capriole, miseria e vanità.

Nessun ciottolo di una viale alberato o granello di calda sabbia d’estate potrà mai restituirmi il tempo perso dietro a speranze e convinzioni. Ne porto ancora i segni e ogni giorno li osservo, inerme e inerte, davanti a specchi che riflettono l’essenza di un pensiero che non c’è più, di un amore che non ho colto, di un bacio che non ho assaggiato, di uno sguardo che ho perso fra le ceneri della mia esistenza.

Polvere e vento insieme perdoneranno i miei sbagli, guariranno le mie ferite e soffieranno sul fuoco della speranza. Che la fiamma non si spenga mai, la mia ultima preghiera, la mia unica salvezza.

Sono i ricordi e gli amori che non ho mai avuto, le risate e le bugie, gli schiaffi presi e quelli non dati, ma anche i sorrisi e gli sguardi rivolti nel vuoto delle anime che mi circondano e spesso ne scrivo anche. Giornalista di professione, utilizzo i miei occhi e i miei sensi per trovare un filo che unisce le migliaia di distrazioni che mi circondano e che mi confondono.

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