In occasione della replica di questa sera a Tropea, ripropongo una recensione scritta in occasione della messa in scena del 3 gennaio 2016, in apertura della XIII stagione Ri-crii.
Patres: una recensione non critica
[Il momento in cui scrivo: la sala ha alzato le luci, nessuno spettatore, gli attori sono diventati tecnici e portano via le attrezzature. Il teatro smonta la scena della sua virtuosa menzogna, partorita su anime e assi di abete]
Di Patres quel che colpisce è, all’inizio, una domanda. Come tante resterà senza risposte: “Di che colore è l’orizzonte? Perché il cielo è azzurro, il mare blu… ma l’orizzonte, che sta in mezzo, di che colore è?”. Chissà se lo sanno davvero i passeggeri che atterrano all’Aeroporto Internazionale (Sulu ‘a sira atterranu tri apparecchi! 17.30 – 18.10 – 20.20). Chissà se se lo sono mai chiesto. La vita, anche se cieca e legata a una corda, esplora terre incognite (Sardegna Spagna America Cina Turchia Grecia Albania poi di nuovo Calabria poi di nuovo Lamezia): su un mappamondo che si tocca, sopra un mare che si sente (Non servono occhi per guidare una barca, bastano le orecchie). Chi ha occhi spenti sa vedere altro e i Greci, che il teatro lo hanno inventato, lo sapevano bene. E così, chi pone domande -nuovo, innocente, veggente- ha più coscienza di un interlocutore che gli occhi li ha usati per guardare alla vita senza vederne la rovina e ancora -colpa esatta, imperdonabile- li ha chiusi di fronte allo scempio di cui è complice.
Come le mani tese indovinano i colori, il padre è lo specchio che si percepisce incrinato anche a occhi chiusi. Padre è anche il mare irrispettato che intomba veleni e restituisce destini di morte. Contaminazione etica e fisica che ha dell’irreparabile nella sua banale formulazione (Si ‘u mare è fitusu ‘u pisce è ‘mbalusu!): strumento attraverso cui gli uomini decidono la fine di se stessi, mentre Dio posa i suoi occhi altrove, lontano dal fallimento di un’opera che il settimo giorno credeva perfetta.
Quanti padri ci lasciano cadere dalla scala che abbiamo salito spinti dalla fiducia? Quanti altri, donati ai figli l’illusione di occhi di carta, li lasceranno a piangere su una spiaggia immobile?
Foto di Gianfranco Ferraro
PATRES
Vincitore del Premio contro le mafie del MEI 2014 – Vincitore del Festival Inventaria 2014 Roma – Primavera dei Teatri 2014 – Premio Cervi 2014 – Riconoscimento di Legambiente Scena Nuda.
Con Dario Natale e Gianluca Vetromilo
Scritto e diretto da Saverio Tavano
Tecnica Pasquale Truzzolillo
Produzione Residenza Teatrale Ligeia Lamezia Terme/Scenari Visibili
Archeologa. Bibliofila. Abibliofoba. Lettrice vorace, scrive fin da quando è in grado di farlo, ma declina puntualmente la responsabilità di spiegare i contenuti, con l'elegante pretesto che "la penna ne sa di più di chi scrive".