Il passo, il cerchio e la terra

La pizzica pizzica è un ballo di terra. Come ogni danza del Sud del mondo non conosce i cieli chiari della meditazione, ma scende a indagare il contatto con il suolo da cui vengono respiri di vita e sussulti di morte.

Per ballare la pizzica, ci dice la brava Celeste Iiritano, cantante, ballerina e tamburellista di musica popolare calabrese e salentina che a Tiriolo tiene uno stage nell’ambito dei Bacchanalia (26 agosto), non è necessario conoscere tanti passi, né eseguirli in maniera tecnicamente perfetta. Contrariamente a ogni danza, questi due elementi, da soli, non bastano: il corpo dev’essere fiero, presente in ogni fibra e movimento, lo sguardo incatena al compagno o alla compagna – muto linguaggio che sostituisce il contatto.

Tutto si concentra fino all’essenza: il passo è strumento di libertà, il cerchio definisce lo spazio e al tempo stesso la direzione del movimento, la terra respira a ritmo terzinato e noi insieme a lei.

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La tecnica c’è eccome, intendiamoci, e pure lo sforzo fisico che capisci solo quando provi a ballare la pizzica anche solo per un’ora, ma si piega al sentire e ne diventa la voce. Terapia spirituale prima che fisica: un ballo che sembra attingere a un’essenza naturale e umana atemporale, per mezzo del quale corpo e simbolo diventano unisono per comprendere lo spazio e al tempo stesso superarlo.

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Le foto sono di Franz Tropea e Domenico D’Agostino

Archeologa. Bibliofila. Abibliofoba. Lettrice vorace, scrive fin da quando è in grado di farlo, ma declina puntualmente la responsabilità di spiegare i contenuti, con l'elegante pretesto che "la penna ne sa di più di chi scrive".

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