Marzo, improvvisamente.

Accolgo marzo vestito d’argento, spalmando sui sogni una nuova luce.

Le nubi si sciolgono in gocce di sole che mi scivolano sul petto, giù fino alle mani

rivolte al cielo come una preghiera.

Un filo di verde smeraldo contagia la strada, racconta storie vecchie ma nuove,

si insinua fra i sassi, le crepe dei muri, gli occhi celesti di un sorriso bianco.

Come l’abitudine di un antico canto, annego in un soffio di speranza

che sposta i capelli più in là, non troppo lontano, vicini al battito delle tue ciglia, bagnate

di un sogno di una nuova primavera che sfida l’addio di un lungo inverno.

 

 

Sono i ricordi e gli amori che non ho mai avuto, le risate e le bugie, gli schiaffi presi e quelli non dati, ma anche i sorrisi e gli sguardi rivolti nel vuoto delle anime che mi circondano e spesso ne scrivo anche. Giornalista di professione, utilizzo i miei occhi e i miei sensi per trovare un filo che unisce le migliaia di distrazioni che mi circondano e che mi confondono.

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