Ho sotto le mani “Cespugli di Rovi”, la prima raccolta di poesie di Simona Barba Castagnaro, e comincio a leggerla.
Recensire qualcosa è un affare serio, perchè giudicare il pensiero e l’anima di qualcuno è sempre una grandissima presunzione, e se non si sta attenti si rischia di giudicare senza comprendere.
Il fatto di conoscere-e abbastanza bene- la persona in questione può essere un aiuto.
Vediamo.
Intanto, già scrivere poesie oggi giorno è un atto di coraggio notevole, perchè il mercato editoriale non viene incontro ai poeti e alle cose che hanno dentro. Quindi una raccolta di poesie è già interessante di per sè; in più è lo stile delle poesie di Simona che ti attira e ti tiene avvinghiato alla pagina. Il titolo “Cespugli di Rovi”, infatti, è azzeccatissimo, perchè la sua è una poesia scarna, intricata e sofferta, ma forse proprio per questa vivida e reale nel descrivere sia le piccole cose della vita che i pensieri più intimi e sofferti.
Simona è di Lamezia, come il poeta Franco Costabile, allievo e amico di Ungaretti, e lo stile caratteristico di una certa anima calabrese è stato trasmesso, inconsciamente o no. E’ una poesia che magari non ti porge versi pomposi o elucubrati, ma va dritta al cuore delle cose.
Per questo è apprezzabile, e no deve rimanere un episodio isolato, ma andare avanti e perfezionarsi, perchè lo stile “virgolettato” di Simona- definizione mia, a causa delle numerose virgole che quasi scolpiscono le parole che le precedono o le seguono- è veramente efficace, e crea immagini vivide.
Ma non solo.
C’è anche un notevole ritmo musicale, che mostra le influenze di Vasco Rossi e Fabrizio De Andrè, e questo ritmo permette di leggere le poesie con notevole fluidità.
A volte l’associazione di alcuni termini è veramente ardita, ma colpisce e stupisce.
Insomma, sono poesie assolutamente da leggere, e non voglio rivelarvene troppo, perchè sono tutte da scoprire.. ma ce n’è una che ho trovato geniale, e di cui vi voglio assolutamente parlare.
E’ la poesia intitolata Umano Robot, che mostra un robot allo specchio che si osserva e dialoga con se stesso.
Ora, io non so se Simona abbia mai letto “Io Robot” di Isaac Asimov, ma in quella raccolta di racconti troviamo robot che si confrontano con l’uomo, cominciando a farsi domande su loro stessi oltre le Tre Leggi della Robotica; beh, il robot descritto da Simona potrebbe fare benissimo parte di quegli androidi, quando si osserva, visto che “”Dei cavi attraversano la carne, il sangue si fa elettrico. il cuore una centrale..il cervello, quindi, ha uno scatto e si inebria di amorevoli inganni; oppure “Il corpo si compatta, diviene duro come la roccia, tonico, destabilizzante, caustico ma impalpabile”.
Insomma, qui Simona dimostra di avere le capacità di descrivere non solo la sua vita, ma anche quella di un essere sconosciuto con i suoi drammi.
Spero che continui su questa strada!
Buona fortuna!
Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!