Avevo 11 anni, e stavo facendo merenda. Era il 1992, e l’estate si stava avvicinando, la fine della scuola era ormai prossima e un campo scout mi attendeva.
Non sono molti i ricordi dei nostri primi anni di vita, di solito ce n’è uno che si solidifica nell’anima e nel corpo, influenzando tutto quello che farai e penserai in futuro.
Ebbene, per me quel giorno è il 23 Maggio 1992.
La TV accesa, i cartoni che spariscono improvvisamente per una edizione straordinaria dei Tg, che parlano di una bomba esplosa in un posto per me ignoto, Capaci. E’vicino a Palermo, mi dice mia mamma. Là ci sono i magistrati che lottano contro la mafia, ci sono i due uomini coi baffi che vedo sempre più in TV, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Pare che la bomba sia esplosa contro Falcone, la moglie Francesca e gli uomini della scorta.
Vedo le immagini, e non le dimentico più.
La terra sventrata, le macchine distrutte, quel cartello verde con su scritto CAPACI, che ancora vedo, come fosse allora.
Il TG annuncia la morte di Falcone e delle persone che sono con lui.
La mafia ha colpito, dice il TG. Ha ucciso il suo mortale nemico.
Ecco, quello fu il giorno nel quale vidi il mondo, il giorno in cui seppi che fuori dalla mia casa e dalla mia piccola vita c’era altro, c’erano altre vite, c’era morte, odio, criminalità, silenzi, verità, bugie e rabbia.
Quello è il giorno in cui sono veramente nato: lì seppe di star vivendo, perchè si comincia a vivere solo quando nella propria testa nasce un PERCHE’ che nessuno ti può spiegare, lo devi cercare da te, metterti in cammino e non fermarti mai.
Da allora, ho cominciato a vivere, da quel momento ho cominciato a leggere, ad ascoltare, a cercare di capire chi fosse Giovanni Falcone- e poi Paolo Borsellino- , che cosa fosse la mafia, perchè esistesse, che cosa c’entrasse in mezzo ad una società che sembrava pensare soltanto ai programmi Tv e alle partite della domenica.
Non ho mai smesso di ascoltare le parole di Giovanni Falcone, e in questi anni ho raccontato a chi volesse ascoltare la sua storia, tutto quello che ho appreso,ribellandomi all’imbalsamazione che ne è stata fatta, spesso da chi lo ha osteggiato in vita, da chi combatte la mafia a parole e poi le stringe la mano; ho raccontato di come fosse un perdente, di quando inventarono sue negligenze per affossarlo, di quando lo accusarono di usare i pentiti per scopi politici, di quando gli diedero dello sceriffo ( ricordi, Vittorio Sgarbi?).
Sono nato davvero il 23 Maggio del 1992, dopo esser venuto al mondo nel 1981, che per me è solo una data e non significa niente, ed ora lo so, il motivo: prima del 1992, prima di quel maggio, non ero nessuno.
Quel giorno ho incontrato Giovanni, che non era un eroe, non voleva esserlo, ma che lo è diventato, perchè l’Italia è così: disprezza i suoi figli migliori, e poi, quando li perde, li piange, li mitizza, li pietrifica.
Quella morte fu voluta da tanti, non solo dalla mafia, ed è per questo che mi ribello anche all’altro conformismo: quello che sostiene che non serve ricordare Falcone il 23 Maggio, ma bisogna ricordarlo tutti gli altri giorni.
Ecco, io che lo ricordo tutti gli altri giorni, dico che BISOGNA RICORDARLO IL 23 MAGGIO, perchè questo giorno ha portato tutto quello che è venuto dopo, ha portato altre bombe, Trattative, depistaggi, false verità e verità spacciate come falsità.
Il 23 Maggio 1992 è il giorno in cui o ho visto il mondo, il giorno in cui sono nato davvero… e io lo ricorderò SEMPRE!
Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!