Attaccati allo stesso filo, dalla parte del cuore

Il tempo come lo spazio su cui camminare a piedi nudi e i capelli al vento, partendo da un inizio per non vedere mai la fine. Succede che poi i giorni spariscono, le ore e gli anni non hanno significato e ti ritrovi a cercare di contarli come le stelle in cielo. Con il naso all’insù e le mani affondate nella sabbia.

Raccogli i cocci di un’esistenza frammentata, di un’anima in disordine che ascolta ma non vede, che sente e si commuove.

A mancarti sono gli abbracci e i sorrisi, i gesti e le mani, anche quando li hai solo immaginati o visti da una finestra. Ti attacchi al suono di una voce, a istanti visti in foto e a parole tessute e intrecciate su pezzi di seta invisibili, confondendoti i sensi, illuminandoti gli occhi, aprendoti le orecchie.

È un po’ come perdersi e poi ritrovarsi, ogni volta. Come attaccati allo stesso filo da due lati opposti, dalla parte del cuore. Che piova o che ci sia il sole, che il cielo azzurro sparisca un po’. Che il mare sia fermo o in tempesta. Non sai come sia iniziato tutto ma sai di certo che non finirà.

Sono i ricordi e gli amori che non ho mai avuto, le risate e le bugie, gli schiaffi presi e quelli non dati, ma anche i sorrisi e gli sguardi rivolti nel vuoto delle anime che mi circondano e spesso ne scrivo anche. Giornalista di professione, utilizzo i miei occhi e i miei sensi per trovare un filo che unisce le migliaia di distrazioni che mi circondano e che mi confondono.

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