Incommensurabile magnificenza
di un mattino di primavera.
I fringuelli stormiscono
il loro inno alla gioia,
le brume dell’inverno
sono lontane,
il sole, caldo e potente,
illumina con mano radiosa
i campi fioriti,
contorniati da ciliegi
di bianco guarniti
come da recente nevicata,
metafora delle stagioni che si confondono…
E mentre il borgo risplende
di nuove colori
dopo che la rugiada ha baciato
la notte, regno della luna,
mamma mite e protettiva
con i suoi raggi di latte,
registro sul nastro della vita
il campanile che rintocca,
chiedendomi cosa sarà
di questo nuovo giorno,
un piccolissimo frammento
nel film dell’ignoto.
Il poeta non è altro che un canale, un medium per l'infinito, che si annulla per fare posto a forze che gli sono immensamente superiori e, per certi versi, persino estranee. D'altra parte chi sono io di fronte al tutto, ma al contempo, cosa sarebbe il tutto senza di me?