Lo Sponz Fest non è una semplice festa, ma un rito collettivo in cui si fondono radici, tradizione, appartenenza, ma anche modernità e innovazione. Ideato e diretto da Vinicio Capossela, è alla quinta edizione, ed è sicuramente una delle iniziative più meritevoli e genuine di questa estate, che incarna ideali nobili, quali quelli della valorizzazione della cultura popolare, attraverso un processo creativo collettivo che guarda indietro per andare avanti. I giovani, infatti, hanno bisogno di un terreno solido sul quale costruire il proprio futuro, un po’ come facevano gli antichi, che ricostruivano le proprie città utilizzando le rovine del passato, in un’opera di riciclo, da cui oggi avremmo tanto da imparare.
Il festival musicale che si svolge nell’alta Irpinia, a Calitri (provincia di Avellino), tra Campania e Basilicata, ripuntando il focus dell’attenzione sugli antichi borghi dell’Appennino, in via di spopolamento a causa di dinamiche economiche e decisioni politiche nefaste, va proprio in questa direzione, cercando di riportare l’attenzione sui centri montani del nostro Paese. Come purtroppo è avvenuto per molti altri fenomeni di impoverimento culturale, processi economici di larga scala e scelte politiche sbagliate (ad esempio mediante il taglio dei trasporti locali), hanno contribuito a determinare, o quanto meno ad aggravare, la situazione. La modernità qui è arrivata devastando il delicato ecosistema culturale, senza che sia stato anche solo pensato di resistere. Certo le culture non sono qualcosa di monolitico e di immutabile nel tempo, ma si doveva e si può fare di più per preservare questo immenso patrimonio.
Ma finalmente negli ultimi anni, grazie anche alla miliare opera di importanti antropologi quali Vito Teti, e prima ancora, Ernesto De Martino, sta riemergendo la necessità di riappropriarsi delle proprie radici, senza le quali il terreno del mondo liquido moderno, appare particolarmente scivoloso, specie per i giovani 2.0 che hanno perso ogni punto di riferimento, anche solo da contestare.
In tal senso l’opera di Capossela (in quanto direttore artistico del festival, ma anche da scrittore e cantante) si inserisce e prova a rispondere a questo nuovo sentire, nato spontaneamente e dal basso, più attento allo sviluppo sostenibile, alle tematiche locali e al recupero (forse, si dovrebbe meglio dire, alla reinvenzione) di un passato che come uno spettro reclama ascolto, affinché, attraverso un’opera di reminiscenza collettiva, possa ritrovare pace in un al di là, degno, se non altro, di essere ricordato.
Per tutte queste ragioni, Manifest, collettivo di amici scrittori, parteciperà allo Sponz Fest, che si snoderà tra il 21 e il 27 agosto, attraverso feste di piazza, bande musicali, e importanti ospiti (Jim White, batterista dei Bad Seeds; Emir Kusturica, <<i cui primi film rimandano paesaggisticamente esattamente a questi luoghi>>; Massimo Zambini, cofondatore dei CCCP; Erri De Luca, che non ha bisogno di presentazioni; e Vito Teti, scrittore, poeta e tra i massimi antropologi italiani). Il festival si chiamerà quest’anno “All’incontrè”. Infatti come spiega Vinicio Capossela in una nota introduttiva di presentazione: <<All’incontrè è il grido di battaglia delle quadriglie comandate da sposalizio dell’Alta Irpinia. Nel momento culminante del rito dionisiaco della fertilità, quando altro non si può fare per aumentare l’euforia, il Dio della dissipazione – che fa cadere “sponzati come baccalà” – ordina l’insensato: cambiare il giro di danza. Più forte non si può andare, più baccano non si può fare, non si può aumentare il numero dei convitati.. ecco arriva allora l’ordine capriccioso, che rompe l’ordine e crea nuovo disordine che rinnova la vitalità, il ri–Creo (nuova creazione del mondo).. e così si urla: “Contrè !!! Girè !!! All’incontrè”>>.
Con tale metafora Capossela, intende chiaramente indicare lo spirito del festival, che mira a rinvertire il deflusso umano dalle zone interne. Cosi, sperando che questi focolai di resistenza civica possano allargarsi nei prossimi anni, non possiamo che tifare per lo Sponz Fest, e che tutti noi possiamo <<sponzarci>> un po’ di più!!
Il poeta non è altro che un canale, un medium per l'infinito, che si annulla per fare posto a forze che gli sono immensamente superiori e, per certi versi, persino estranee. D'altra parte chi sono io di fronte al tutto, ma al contempo, cosa sarebbe il tutto senza di me?