Il mondo là dentro. KALT – Cantiere Laboratorio Teatrale.

C’è un mondo là dentro. Dietro quelle tende. Ed è quanto di più bello possa accogliere i miei più anonimi pomeriggi pendolari tra un “posso farcela” e un “non ce la faccio”.

E tanto meglio, ché arrivati ad un certo punto nella vita è quasi una fortuna non avere una strada perfettamente lastricata e senza ostacoli davanti a sé. Mai un libro riesce ad essere così interessante e così pesante allo stesso tempo come negli ultimi mesi di studio. Vorrei mangiarmela, questa letteratura greca, anziché studiarla. Ingurgiterei tutti e tre i tomi, incluso il libriccino di strumenti ed eserciziario, dalla tanta fame e dalla tanta fretta di questa vita via via meno arrendevole. Eppure le parole che leggo, linee di base alla filologia classica, si fanno man mano più dolci e leggere grazie a quel mondo là dentro, dietro le tende, così vicino e così lontano.

È buffo. Da dietro la tenda le mie reazioni tendono ad essere spesso di carattere opposte rispetto a ciò che pare succedere all’interno di esse. Settimana scorsa, e quella precedente, le voci che provenivano dall’interno erano voci spezzate, basse, poi di colpo urla strazianti e lacrime. Improvvisazioni forti. Ed io sorridevo. Questa sera, invece, si levano risa scherzose e ironiche, evidentemente così autentiche e libere da farmi rabbrividire lungo la schiena. E mi si inumidiscono gli occhi.

Non ricordo neppure chi ci sia di preciso dei ragazzi o delle ragazze a questo turno di laboratorio teatrale. Dalla mia tanta concentrazione o dalla mia tanta evasione? C’è Nadia, sicuramente, poi Ivonne. Annarita mi pare d’averla vista pure. Continuano a ridere. E più ridono più mi commuovo. Percepisco più che mai il valore aggiunto di cui una semplice tenda si possa caricare a Teatro. Essa divide me – con il mio ultimo esame, i miei occhiali sempre troppo sporchi, il mio ripetere le cose da fare domani a lavoro – da un qualcosa di infinitamente lontano. Potrebbero esserci Nadia e Annarita, là dentro, come potrebbero esserci due perfetti sconosciuti della Lettonia orientale. È altro-da-loro ciò che filtra nel minuscolo spiraglio di questa tenda, oppure sono loro nella loro più vera essenza, quella perfettamente invisibile ed intangibile nella quotidianità?

Provo a sbirciare pochi secondi dallo spiraglio; vedo pochi millimetri dei loro movimenti, respiro qualche milligrammo di quell’aria così impregnata non di teatro, ma di umanità, di bellezza, di intenti. Una sola parola: di ricchezza. Ed io potrei pure star qui a preparare l’ultimo esame per una cattedra ad Oxford… sarei comunque molto più povero di loro in questo momento. Comprendo meglio, adesso, il valore aggiunto di questa benedetta tenda. C’è un intero mondo là dentro. E finché resta aperto quel minuscolo spiraglio… c’è sempre possibilità di farci un tuffo. Torno a leggere.

“L’esametro dattilico consiste in una esapodia dattilica catalettica in disyllabum, ossia di un verso formato da sei piedi…”

 

KALT è il Cantiere Laboratorio Teatrale di Scenari Visibili. Info su TIP Teatro.

Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)

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