“Strade di Memoria” all’Abbazia Benedettina: contro le nuove indifferenze

È immobile più che mai, quest’oggi, l’Abbazia Benedettina. Non va mai da nessuna parte, sì, ma mentre la raggiungo, e raggiungo il folto gruppetto di amici che ha già incominciato il giro, mi pare che non si sia mai potuta spostare altrove. È più lametina che mai, voglio dire, perché ha un’appartenenza tutta nuova, che si fa forte di un antico vissuto che tutti ormai conosciamo bene, ma solo per potersi concedere, nella sua nudità da rudere, a quanti decideranno di stare insieme a lei. E di amarla.

È anche e soprattutto per questo motivo, per godere di una sorta di archeologia visuale del futuro, che ho accettato mesi fa l’invito di Elvira a seguire le tappe di “Strade di Memoria”, un progetto che pensa alla creazione di piccoli ma fondamentali percorsi di trekking urbano pensati soprattutto per l’incontro tra le generazioni, per una socialità nuova, per arricchirsi di tutto ciò che non riguarda la moneta. La tappa di oggi, la penultima, mi ha riportato, appunto, fra le “Quattro Pietre” che meno di un mese fa animavamo con la compagnia teatrale Scenari Visibili, in un’avventura performativa di cui ancora faccio fatica a tirare un bilancio, tanta è stata l’emozione in quei giorni.

L’amica Marianna, appena li raggiungo, si sta concedendo nella lettura di una poesia di Aldina Mastroianni, dedicata a Ligea, la Sirena odissiaca che, finalmente, cominciamo a percepire come “nostra”, solamente se per “nostra” pensiamo a un consapevole processo di interiorizzazione culturale. Ripenso, così, ancora una volta alle Sirene: anche loro sembrano un eterno ritorno, da queste parti della memoria.

La “passeggiata evocativa” prende poi il via ed entra nel vivo grazie alla sapiente e delicata voce di Marco, amico e giovane archeologo che da poco ho imparato a conoscere nel suo percorso di studi e di vita. Marco mi piace, perché mi ricorda quello che un “altro me”, una vita fa, voleva diventare: basta o non basta questo umanissimo e fragile senso di ri-conoscimento – come in uno specchiarsi involontario sui vetri del tempo – per voler bene a una persona? Per me sì, e anche parecchio. Faccio il tifo per lui, insomma, e lo ascolto con tutta l’attenzione che mi riesce. Marco sa riepilogare in poche battute – dono del sudore e della pazienza in anni di studi e analisi critiche –, secoli e secoli di vita di questo posto, dagli incroci tra le culture religiose alle spigolature prettamente architettoniche e archeologiche.

La folla lo segue in un leggero disordine che sa di giusta meraviglia: da anni attraverso queste mura che ancora nascondono, timidamente, una parte di sé nel ventre della terra ma, ogni volta, il soffermarmi sui visi e sulle labbra della gente attorno a me riesce a donarmi nuovi stimoli. L’Abbazia di Lamezia Terme è davvero una meraviglia. Ci si sta bene. Si gode per la sua semplice circumnavigazione, ché sono dopotutto quattro passi fra i sassi e fra l’erba, ma capaci di farti percorrere le pieghe del tempo.

Marco cede poi il testimone a Matteo. Lui, da storico, è ormai affabulatore navigato: cattura l’attenzione dei molti e con genuinità e semplicità restituisce loro fondamentali nozioni storiche che, bisogna ammetterlo, ritengo possano essere introiettate meglio attraverso una piacevole passeggiata che su alcuni manuali copiati e ricopiati su cui fior fiori di ricercatori hanno messo la firma solo per assecondare indecorosi contratti editoriali.

Non che in un paio d’ore sia necessario acquisire chissà quali grandi conoscenze tecniche: non è quello il senso di un pomeriggio come questo. Non è quella la preoccupazione di “Strade di Memoria”. Piuttosto, è ancora una volta la forte necessità di creare reti comuni tra le persone “comuni”, è la volontà di tornare a casa un po’ più consapevoli delle terre su cui insistono le nostre vite, più consapevoli di quanti antichi “patti” vorremmo e dovremmo ancora rispettare. Lo dobbiamo ai molti che ci hanno preceduto, ai molti che ci seguiranno, ai numerosi indifferenti, perfino. Forse, soprattutto a loro. Non staremmo qui a creare e a solcare nuove strade di memoria se non prendessero sempre più piede le nuove strade dell’indifferenza.

Io e i miei amichetti, Ale & Matt <3

 

Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)

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