Siamo cresciuti mentre continuavate a chiamarci giovani. E non ve ne siete accorti.

Mi frega poco della bellezza di sentirsi giovane passati i sessanta (encomiabile, comunque, davvero); mi frega poco del fatto che la nostra società un po’ malata e il nostro Stato, malatissimo, stia allungando il sentirsi giovane, soprattutto a livello fiscale; questa sera mi frega poco anche dell’arbitrarietà generazionale, dei “ogni cosa a suo tempo” e dei “ognuno ha i tempi suoi”. Da questa sera pretenderò che mi si dia del lei da chiunque abbia meno di diciotto anni e mi offenderò contro qualsiasi over 60 che mi darà del giovane. D’accordo, quasi 29 anni vi sembreranno pochi, ad alcuni pochissimi. Ma non dateci la becera illusione di dover seminare illo tempore, altrimenti cominceremo a credere che nella vita sia giusto solo seminare e ingiusto raccogliere: non ho piacere a immaginare di dovermi sentire in colpa nella mietitura.

Sono un terrone dalle origini “vergognose”, mio padre e mia madre sono nati in due catojii e mi esprimo meglio in dialetto che in italiano. Basta solo questo per farmi mettere l’anima in pace sul tipo di condotta che il mio spirito vorrà condurre. Basta questo per rendermi felice, ma i libri, le menti, le storie, le geografie, la cultura ci hanno messo poco a instillarmi il dubbio che, tutto sommato, realizzarsi, anche in grande, nella vita, non significhi necessariamente “tradire” le proprie origini umili. Perché sì, sapete, “chilli cumu e nnua” hanno anche la scelleratezza di scontrarsi con questi tipi di mostri interiori. E tornando alla giovinezza: si è davvero giovani quando ci si riscopre più all’antica di quel che ci si immaginava?

E poi cominciano a piacermi le gif glitterate con il sole e la luna che sorridono al buongiorno e alla buonanotte e comincia a piacermi mandarle a qualche zia che vedi solo una volta al mese, comincio a desistere dal rimanere fuori casa oltre le 22 e voglio arrogarmi il diritto di conservare nel cuore, per quanto mi resterà, qualche rimpianto, qualcosa per cui valeva la pena prima e per il quale ormai è troppo tardi. Sì, sì, va bene, non è mai troppo tardi. Come dite voi.

P. S. A meno che non consideriate la giovinezza solo come il periodo della vita in cui non si riescano a pagare i contributi. Perché allora, figuratevi… Siamo tanti, un esercito di ragazzini irrecuperabili.

Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)

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