Le Scuole, il Dimensionamento e un’altra occasione persa per la Politica

È quantomeno ridicolo, e purtroppo ricorsivo, che la politica locale si accorga di un possibile sconvolgimento amministrativo della vita scolastica nella propria città dopo soli diversi mesi che l’argomento rimbalza nelle cronache nazionali. Ancora meno onorevole è il solito gioco del passa-palla, o scaricabarile, a cui si assiste puntualmente ogni volta che una comunità locale è costretta a recepire disposizioni che provengono dall’alto secondo una filiera ben precisa: Europa-Roma-Regione-Provincia-Comune.

È poi addirittura incredibile che questa stessa filiera abbia pensato di cedere il grosso della responsabilità – quella cioè attuativa – all’anello, se vogliamo, più debole di tutti, all’unico organo di “governo” che non viene eletto direttamente dai cittadini e che ha pure la pretesa, per motivi banalmente geografici, di assurgere a “Ente più vicino ai territori” (chiedete ai territori se conoscono i nomi dei loro rappresentanti provinciali). Parliamo delle Province, chiaramente, perché sono proprio loro a dover presentare il tanto famigerato Piano di Dimensionamento scolastico alla Regione che a sua volta lo passa al Ministero dell’Istruzione dietro il quale, tuttavia, c’è sempre più lo zampino di quello all’Economia e Finanze.

Un copione che si ripete, appunto: dopo mesi di discussioni nazionali sulle norme in materia di dimensionamento scolastico che il governo Meloni ha previsto per la legge di bilancio, dopo che persino alcune regioni a guida centrodestra hanno espresso un parere contrario e altre (Toscana, Campania, Puglia, Emilia Romagna) addirittura hanno impugnato la norma davanti alla Corte Costituzionale. In Calabria niente di tutto questo, chiaramente. Qui dichiariamo che le leggi sono brutte, orribili, ma poi le votiamo magari all’unanimità.

E ora scoppia il caso delle scuole a rischio accorpamento anche a Lamezia Terme. Solo ora, però, a seguito della proposta su cui sta lavorando la Provincia. Proprio a Lamezia la vicenda rischia di degenerare, considerato che le Linee Guida preparate dalla Regione Calabria – più volte chiamate in causa dall’Assessora Giusi Princi che ne garantisce la coerenza e lo sviluppo in concerto con tutti gli organi interessati (stai a vedere che qualche politicante non avrà nemmeno letto le Linee Guida prima di dichiararle “ok”?) – sembrano interessate, come da norme provenienti ancora più in alto, in particolare alla tutela delle aree interne. Di conseguenza, delle 14 autonomie che la Regione indica (obbligatoriamente) di sopprimere per la Provincia di Catanzaro, ad avere la peggio sono in gran parte le scuole degli unici due centri urbani con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti, Lamezia Terme e il Capoluogo, appunto.

Ma la tutela delle aree interne, dei piccoli centri isolati (a cui il taglio di una autonomia scolastica rappresenterebbe un coltello nella piaga), può inficiare sulla salute dei centri cittadini? Infine, benché ancora si litighi sulla obbligatorietà o meno del limite minimo di iscritti a una scuola per poterla sopprimere o no, è triste che nelle Linee Guida la Regione (o chi per lei) non abbia minimamente immaginato un limite massimo. Verso quali modelli vogliamo tendere, dunque? Leveremo ancora l’autonomia a scuole con “soli” 900 iscritti per arrivare a istituti che dovranno gestire 2 o 3 mila studenti?

 

 

Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)

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