Pare che non ci potesse essere una serata migliore di questa per scrivere un nuovo stato d’animo dopo non ricordo quanto tempo…
Centosessantaquattro pagine sono pronte per essere inviate e più della metà le ho scritte mentre ti aspettavo. L’altra metà, molto probabilmente saranno tagliate, ma… poco importa: domani pare ci sia il sole e Lei, Lei si è fermata, in attesa che io la raggiunga.
Pare proprio che non si possa tornare mai più come prima dopo aver scritto centossassantaquattro pagine così, in questo modo. Ma pare anche che altre pagine, quelle nostre, siano già scritte, lassù su delle Tavole Celesti.
L’interpretazione, alla fine, ha la meglio sui dati scientifici, perché questi non saranno mai definitivi. È il loro stesso segreto di sopravvivenza. L’interpretazione si pone sulle nostre teste come lingue di fuoco pentecostali e ci modifica per sempre le capacità logiche. La somma delle nostre capacità logiche è uguale, in pratica, al nostro modello di vita. E il mio modello di vita, in sostanza, lo devo a te.
Pare che una nuova parola d’ordine debba proprio entrare in scena nella mia vita: qualità. Il mio stile è vecchio, lo sento, segue canoni di un passato scoperto nei sussidiari delle scuole elementari e nei sussidiari delle scuole elementari rimasto. Ma arriva per tutti, prima o poi, il tempo di chiudere quelle pagine colorate per imparare a nuotare in alto mare, nei volumi più impegnativi.
Pare proprio che si avvicini anche il mio compleanno. Il ventisettesimo per l’esattezza. Il che equivale a dire che, nella migliore delle ipotesi, un terzo della mia vita è già storia. La mia piccola, grande, storia personale.
Ma pare che non sia questo il momento per poterla riscrivere e, forse, non lo sarà mai. Perché? Perché pare che certe storie non possano venire riscritte. Esse devono rimanere là, insieme ai sussidiari, nel cassetto che spesso mi ostino a riordinare per poi mollare la spugna alla prima cartolina più vecchia di dieci anni.
Ci sono dei criteri, tuttavia, sai? Dei criteri da seguire quanto più alla lettera possibile. Essi sono il nostro bastone per quando siamo ciechi, il nostro migliore amico nelle difficoltà. Ma ci sono anche dei criteri che ti permettono di scegliere questi o quelli criteri, in base a quanto siano adatti alla tua vita. È qui che casca l’asino!
Pare che anche questo inverno troppo mite debba finire. E pare debba finire nel migliore dei modi. Non puoi non accettarlo questo. Perché? Perché pare che quando unisci diversi punti che, insieme, ti ridanno un disegno piuttosto coerente, allora la strada è sicuramente quella giusta. E anche questo non puoi non accettarlo.
Non saremmo già più vivi se non riuscissimo ad accettare la primavera e il rifiorire dei campi dopo le gelate. Anche quando le gelate sono piuttosto rare.
Pare che io abbia trovato la svolta. Essa è la semplicità estrema, quella che ti sconvolge, quella terribile. Quella dei tuoi racconti, della tua vita, della nostra vita. Ha una potenza capace di far crollare i castelli di sabbia della disperazione, del dolore e, anche, quelli dei primi figli di puttana di questo mondo.
Pare. Perché quello che pare è anche quello che è probabile, quello che i più hanno interpretato e che ai più è apparso coerente.
Pare che dopo centosessantaquattro pagine le domande siano più numerose delle risposte. Non è fantastico questo? Pare che mentre tentassi di penetrare il senso di una frase senza spessore come “de-strutturazione della famiglia”, io stessi tentando di de-strutturare proprio la mia. Perché pensavo di aver trovato anche io un capo carismatico, come Gesù, per cui valesse la pena abbandonare ogni cosa. Ma il Gesù, quello storico, è rimasto sui libri e negli articoli di chi non riuscirò mai a raggiungere per preparazione e cultura.
Pare, insomma, che mentre tentassi di de-strutturare la mia famiglia, la mia famiglia stesse provando a de-strutturarsi da sola. E, così facendo, ha rinviato la mia sequela.
Ma pare che conoscere sia una prima risposta. E tu hai conosciuto. Io con te. Pare che amare sia un’altra risposta. E tu hai amato, e io con te.
Pare che queste e altre risposte giungeranno ancora, insieme a qualche mail che accetterà un lavoro; a una chiamata che ti annuncerà di essere diventata nuovamente madre; ad applausi scroscianti, ad aperture e chiusure di sipari. A preghiere, recitate come lui insegnò ai suoi discepoli. E pochi testi sono autentici quanto quelli. Dacci ancora il nostro pane quotidiano. Nel frattempo, me lo hai dato tu.
Pare proprio che io abbia finito, sai? Più o meno, s’intende…
E pare che domani,
domani ci sia il sole, mamma.
Dom
Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)