Calabria: Rosa di Jericho con sete di ottimismo

Sono le 22.30 e mi trovo al centralissimo Cafè Retrò su Corso Numistrano a Lamezia Terme, di rientro dalla ‘ciciarata’ di Maida. Mentre i miei amici sorseggiano un buon bicchiere di vino, chi una liquirizia chi una birra, mi accosto in un angolo e inizio a leggere Il Quotidiano del Sud. C’è un nuovo intervento nella sezione ‘Commenti’ del giornale da parte di Andrea Di Consoli, in risposta a Vito Teti, a proposito dell’attuale situazione culturale calabrese.

Premetto che di questi ‘botta e risposta’ spesso messi in evidenza dai giornali mi sono sempre allontanata, trovo che dietro ci sia uno o più fini, ne son certa. Eppure, in alcuni casi, l’esistenza di tali articoli ha il suo ‘perché’ e quindi è bene che ci siano ed è bene leggerli e a volte commentarli. Sicuramente il mio commento non sarà all’altezza della situazione, in fondo sono una piccolissima voce fuori dal coro, una studentessa e operatrice culturale che in ‘silenzio’ attiva ed elabora idee in modo permanente sul territorio lametino insieme ad un gruppo di circa 20 persone. Abbiamo dato vita da circa 2 anni ad un blog collettivo fatto di giovanissimi, facendo della parola scritta motivo di azione, dinamismo, e superando lo scetticismo iniziale di molti continuiamo a crescere e ad andare avanti avendo l’unico fine dell’espansione della cultura, rifiutando, selezionando, e avendo sempre ben saldo uno sguardo critico. Credo che a parte i commenti di giornalisti e addetti ai lavori, a proposito di un immobilismo che esiste ancor prima di Alvaro in Calabria, siano propri i commenti delle persone comuni a mancare, e di cui invece si sente sempre più una profonda esigenza.

Non si può provare altro che ‘tristezza’ nelle prime cinque righe di ‘È il momento dell’unità e del martirio’ di Andrea di Consoli su Il Quotidiano di ieri. Non starò qui a riportare nuovamente le sue parole, voglio bensì dire che non si tratta di orgoglio ma di una profonda e senz’altro cosciente constatazione che deriva dalle molteplici testimonianze, dalle azioni concrete in atto negli ultimi 4-5 anni in Calabria, del grande fermento culturale proveniente da piccolissime realtà, che in silenzio proprio come me e il mio collettivo, in sinergia con altrettanti realtà, non ci stanno a sentirsi dire che ‘La Calabria è destinata a fallire’. Colgo in maniera costruttiva il pensiero di Andrea Di Consoli ma aggiungo anche che non si capisce bene il suo invito, forse è nascosto tra le righe, ma non si capisce, sfugge, è confuso. Mi piacerebbe piuttosto che Andrea Di Consoli venisse più spesso in Calabria a conoscere quei calabresi propositivi che vivono tale difficile contingenza, l’attuale plasticità politica, e che dell’artificio dei politici e di certi intellettuali non sano più che farsene.

È scaduta, completamente andata in malora, come una scatoletta Simmenthal di troppi anni fa, la ‘politica’. Un termine completamente svuotato e riempito a proprio comodo solo di tanta ‘retorica’ e di ‘luoghi comuni’ di cose dette e ridette, di pensieri e di parole che restano tali. Di tutte queste cose e tanto altro noi ‘giovani e giovanissimi calabresi’ non sappiamo più cosa farcene. Non trovo plausibile un termine come ‘incontrovertibile’ da associare ad una Calabria che è già in rinascita proprio grazie ad un totale distacco dalle istituzioni. Esiste un sano sentimento di collaborazione e di confronto, che è quindi ricchezza, da parte di decine di gruppi culturali che non solo d’estate ma anche d’inverno portano avanti discorsi di ‘unione’. La Calabria, grazie a questi fermenti, oggi ha uno sguardo diverso, ha una faccia ‘nuova’ che non necessita di specchio, poiché si tratta di una faccia che ha imparato senza timore e senza più alcuna autoreferenzialità a specchiarsi ‘nell’altro sguardo’, una faccia che ancora ama stupirsi, ama meravigliarsi, ama credere nel ‘sogno comune’. Mi piacerebbe che Andrea Di Consoli e tutti gli Andrea Di Consoli, che come lui in maniera velata tentano invano di smontare le buone intuizioni dei giovani che ‘ci sono’ e vivono questi luoghi, che dicono NO, che non si piegano ad opportunismi, decidessero di abitare di più la Calabria e di sviscerare e conoscere l’assiduo lavoro col quale con convinzione, decidono di dare ‘continuità’ al ‘sogno’. Sono giovani che hanno ancora voglia di credere nel ‘sogno’ e che nonostante il ‘disincanto’ continuano a sognare. Parlo di una nuova geografia, delle tappe che tracciano percorsi ancora inesplorati, parlo dei ragazzi di Cleto che ogni anno con proprie risorse portano avanti un festival avendo come unico obiettivo la rivitalizzazione di un borgo abbandonato, e che con la loro passione tengono ben saldi i muri diruti di vecchie case, parlo dei ragazzi di Costa Nostra di Curinga che da tempo ormai portano avanti la tutela dell’ambiente e in modo particolare del mare, che organizzano pulizie della spiaggia senza chiedere in cambio nulla, una popolazione ricca di tradizione, di loro ricordiamo un antico discorso sulle baracche in mare, una tradizione tolta loro in maniera brusca di mano da parte dei soliti politici prepotenti, parlo del parco avventure di Zagarise dove Massimiliano Capalbo ha deciso insieme ad un altro socio di catapultarsi in un’esperienza imprenditoriale che ormai dal 2010 porta a casi ottimi risultati , a proposito dell’essere eretici come sinonimo di curiosità, parlo ancora dell’esempio dato da Stefano Caccavari attraverso l’esperienza dell’orto di famiglia, o dei ragazzi di Passaggio in festa di Decollatura che si occupano invece del gas e dell’agricoltura, anche loro mediante più attività durante l’anno e in agosto con il festival in paese, e di Discovering Reventino e di Rivientu gruppo di escursionisti che organizzano ininterrottamente percorsi naturalistici, sempre attenti alla tutela del paesaggio, Parlo di Monte Covello, dei ragazzi di Girifalco che puntualmente anche loro a Luglio organizzano un Festival culturale e musicale e dei ragazzi di Longotherapy di Longobardi, parlo di Manifest e di Scenari Visibili che hanno rotto schemi a proposito di pseudo intellettualismi lametini, che sono continuo esempio di buone pratiche e relazioni sul territorio, di una rassegna teatrale che per la tredicesima edizione continua ad esistere in maniera autogestita….e quanti altri ancora? Insomma la lista di realtà culturali che ‘da sole’ vanno avanti e stanno dimostrando di potercela fare è davvero lunghissima.

E quindi, non me ne voglia nessun Di Consoli se ostento entusiasmo: La Calabria da sola ce la può fare benissimo! Ha tutte le potenzialità per farlo, e per crescere insieme all’interno paese, se continuiamo a saper ‘comunicare’ come stiamo facendo con le persone giuste. Siamo ancora forse troppo giovani e forse ancora troppo ingenui, non conosciamo tutti gli scenari del sistema, e forse neanche vogliamo conoscerli, crediamo anzi sia utile prescinderne, siamo ancora forse troppo giovani ma già fin troppo stanchi di chi, con qualche anno di più alle spalle di noi, continua ad utilizzare frasi fatte, qualche uscita scintillante e impacchettata per dare l’effetto del ‘fa figo| non fa figo’, siamo stanchi di chi cerca in ogni modo di buttare pessimismo fine a se stesso. Siamo ancora forse troppo giovani ma abbiamo ancora tutto il diritto di parlare e di praticare invece tutto l’ottimismo possibile, di ribaltare la ‘rassegnazione’ e trasformarla in pura energia, e di creare, produrre, reinventare, vivere il nostro presente con tutti i mezzi che abbiamo e di continuare a crescere insieme.

Vito Teti, per noi un incontro necessario… Proprio nel momento dell’abbandono dei ‘padri’ ecco un uomo ancora in grado di riempire il significato più alto del verbo ‘insegnare’. Un uomo in grado di portare avanti un discorso improntato sulla ‘trasmissione’, un uomo che si mette al pari dei piccoli per poter meglio comprendere gli umori, le inquietudini, le nostalgie, di una terra da cui occorre partire per risalire. Un uomo attento ai dettagli dell’antropologia umana, dettagli da cui fuoriesce l’essenza più vera dell’essere calabrese, uno studioso del pathos calabrese in grado di ‘unire’ più di chiunque altro progetti condivisi, proprio in un momento in cui ‘gli unici padri’ di maggioranza sono quelli che portano il cattivo esempio, quelli che invecchiano e fanno invecchiare con logiche clientelari, fatte ancora una volta di do ut des, di scambi di favori. Ci sentiamo fortunati di aver incontrato Teti, una rara personalità a cui ci si affeziona subito per la reciprocità di un’emozione, di un ascolto, per essersi messo a scavare insieme a noi e tante altre piccole decine di realtà in vista della costruzione di un’unica grande realtà. Uno di quei maestri che neanche sa di esserlo probabilmente, e in questo risiede la sua grandezza. Un maestro che non ci fa mai sentire soli, e con cui procedere verso qualcosa che non vogliamo più neanche definire ‘politica’ e che parta dal basso, dai piccoli borghi che – come succede alle rose di jericho col loro essenziale goccio d’acqua – si aprono e ‘resistono’, ‘stanno’, ‘abitano’.  Una Calabria che, lontana da paure e superstizioni, con la sua faccia pulita e in religioso silenzio e umiltà si è già rialzata, messa in cammino e non si ferma.

Valeria D’Agostino

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.