Avere in mente una materia, un colore, un umore, una sostanza vitale, qualcosa di cui non puoi fare a meno. È come il primo giocattolo di un neonato. Come l’erba che cresce dopo la pioggia. È lucente, è brillante, è rigenerante.
Tu ce l’avevi in seconda elementare il contenitore con le regole? Si, si, le regole, quelle di tanti colori che servivano per imparare a contare.
Una valigia. Quella pensata come regalo da tua nonna per la tua laurea. Quella dove dentro ci metti gli atti, i verbali, con i quali domani andrai a fare la tua prima causa da avvocato.
Lo sai…quel codice civile dalla copertina azzurra che hai usato ieri sera è la linea fondante del tuo lavoro, del tuo essere, dei tuoi sogni. È l’acqua che ti disseta, e la valigia che contiene quel libricino è il tuo bicchiere, quello bevuto di fretta, e che descrive la sete di una vita. Quello che caratterizza le tue notti insonni.
Ti alzi una mattina e bevi il tuo bicchiere d’acqua. E ti riconosci, o forse no.
Un bicchiere d’acqua è ciò di cui avrai sempre bisogno. Quando bevi e pensi e non lo sai che stai bevendo. Quando dopo una lunga corsa ti capita di perdere il respiro e allora temporeggi, e bevi.
Quando non sai neanche di stare al mondo e nella pancia di tua madre stai già bevendo, che tutto intorno a te è acqua. Come?
Attraverso il suo respiro.
Tu ce l’avevi in seconda elementare il contenitore con le regole? Quelle con cui hai imparato a contare. Cosa?
Gli anni di tua madre e il bene che le vuoi.