È dal 2005, anno in cui il Parlamento italiano ha istituzionalizzato il ‘giorno del ricordo’, che puntualmente ogni anno il 10 febbraio è giornata di ‘memoria’ delle vittime delle foibe.
Un totale complessivo di almeno 80.000 vittime infoibate, si apprende così dalle ricerche storiche, ma resta di fatto che di quel periodo ai giorni nostri se ne continua a discutere con confusione, disagio. Si è soliti celebrare questo giorno, con al centro sempre lei, la memoria, per una sterile ostentazione ideologica e politica.
Vittime, si diceva, per lo più croate e slovene, che venivano considerate nemiche del progetto perseguito da Tito, di una federazione comunista jugoslava sotto la leadership di gruppi dirigenti di origine serba. Gli eccidi, ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, si aggirano intorno al periodo della 2° guerra mondiale e nell’immediato dopo guerra. Tali eccidi non furono altro che l’epilogo di una singolare lotta per il predominio sull’Adriatico orientale, conteso da popolazioni italiane e slave.
Mi viene in mente Predrag Matvejević, scomparso solo qualche settimana fa a Zagabria, scrittore jugoslavo con cittadinanza croata naturalizzato italiano. Di lui resta fissa nella mente dei più la voglia di lottare per la giustizia e per la verità. Un uomo onesto Pedrag, che nel mondo della letteratura ha lasciato una fra le più importanti testimonianze sulla cultura del cibo, una preziosa raccolta di frammenti sul pane, da qui padre nostro, sull’idea di povertà, di sacrificio, e di bellezza che ne scaturisce. E il Breviario Mediterraneo, attraverso cui ricostruisce la storia geopoetica del Mediterraneo.
Ebbene, nell’ultimo numero della domenica de Il sole 24 ore Boris Pahor fa riemergere un profilo interessante di Matvejević, riguardo la sua coerenza, qualcosa che specie oggi può tornarci d’aiuto, quale chiave di lettura del 10 febbraio istituzionalizzato. Il ‘combattente dei ricordi’, infatti, aveva cercato in tutti i modi di compiere un ulteriore passo in avanti nella storia: su intuizione di Boris, suo amico, avrebbe voluto far diventare il 10 febbraio ‘il giorno dei ricordi’, ché delle foibe ne aveva sottolineato il crimine gravissimo Pedrag, ma era convinto anche di un’altra cosa, ovvero che prima di questi bisognava ricordare i precedenti crimini dei fascisti contro le popolazioni slave.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".