[quote]C’è curiosità alla base di tutto. C’è curiosità nelle parole, quelle cercate, ascoltate, quelle messe insieme e che formano una frase, quelle che formano un significato, un valore aggiunto, un nome, una storia, una conoscenza, una ricchezza.[/quote]
La mia curiosità oggi parte da una pagina facebook “Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci”. Dopo aver letto, dopo aver cliccato ‘apri messaggio’, dopo aver scritto di ‘curiosità’ e aver inviato il messaggio. Vorrei parlare con questi ragazzi, vorrei sapere cosa fanno, vorrei riportare la loro testimonianza anche qui su Manifest, anche qui a Lamezia (mi son detta) e allora provo a mettermi in contatto. Ed eccomi qui, oggi, a parlare con Amico, uno dei figli di Danilo Dolci.
Amico si trova alle poste, ed è in fila. Decidiamo di approfittare del momento di attesa e iniziamo a parlare per telefono.
“Quando ero piccolo, all’età di 9 -10 anni a scuola il mio nome destava stupore , era diverso, simpatico. Quando qualche mio compagno mi chiedeva che lavoro facesse mio papà io non sapevo mai cosa rispondere. Fa il giornalista? Fa lo scrittore? Si, ma di cose complicate. Aiuta gli altri! Ma questo è un lavoro? Mi chiedevo. Quando mi interrogavano su cosa volessi fare da grande ero sempre un po’ spaesato. Ho Trascorso la mia infanzia e adolescenza vicino a mio padre. Le sue esperienze erano le mie avventure. Ho conosciuto moltissime persone da cui ho imparato tanto.”
Mio padre era uno molto rigido sul lavoro e odiava i ritardatari. Ad esempio diceva: Ma come è possibile che la posta è stata controllata solo oggi dopo cinque giorni? E si arrabbiava. Era uno preciso. Si alzava molto preso la mattina, intorno alle 6.30. Dentro di me cresceva la voglia di conoscerlo sempre più a fondo, perché era un uomo carismatico, forte e vigoroso.
“Si, gli altri facevano le cose che fanno tutti i bambini, io seguivo mio padre nelle riunioni, nel volontariato. Ricordo passeggiate in campagna, grandi gite insieme a bambini, gruppi di lavoratori, operai, gente povera.
Mirto, avevo circa 16 anni. Andavamo a fare lezioni di musica immersi nella natura. Adoravo ascoltare il rumore delle rane. Insieme agli altri l’ascolto diveniva poi reciproco e in quella reciprocità trovavamo condivisione, confronto, fantasia. La musica veniva impartita senza alcuna forzatura, come piacere assoluto che riuscivamo a provare solo stando insieme. Altra esperienza importante fu quella della diga, i cui lavori, iniziati nel 1963, durarono dodici anni.
Adesso tanti. 57. Mi sono continuato ad occupare di musica. Ho cercato di restituire gratis ciò che ho imparato durante gli anni vicino a mio padre e i suoi tantissimi amici provenienti da più parti. Poi ho fondato due scuole di musica. Una a Catania, nel 1982, della durata di 6 anni. C’era un’orchestra di professionisti più un coro di amatori, e qui usciva sempre tanto cuore. La seconda scuola, invece, a Palermo, negli anni 90’, incentrata sull’educazione musicale ai ragazzi.
“È il metodo da sempre utilizzato da mio padre per comunicare. Un metodo che a distanza di tempo è stato oggetto di vari studi e poi riconosciuto come ‘autoanalisi popolare‘. Quando mio padre arrivò in Sicilia, negli anni 50’, non conosceva quasi nessuno, e inoltre aveva notato che gli abitanti di Trappeto non si conoscevano bene neanche fra loro. Allora iniziò col porre domande a tutti. Più chiedeva più sapeva. Più chiedeva più gli altri sapevano. Era un contino movimento. (Un ascolto reciproco per ritornare alle “rane”) Così iniziò a creare un gruppo, ad organizzare riunioni. Ci ritrovavamo in 25 persone in una sala grande, in cerchio, e insieme trattavamo di tematiche particolari, o semplicemente a volte ci fermavamo ad analizzare qualità e aspetti caratteriali. La cosa più bella era quella di tirar fuori cose che nessuno sapeva di possedere. Perché ognuno di noi aveva qualcosa dentro da dare all’altro, creatività, passioni comuni, il desiderio di libertà e di crescita, di sviluppo. La non violenza. Insieme alle cooperative anche gruppi di adolescenti continuarono il nostro cerchio. (Ed ecco che si parla di Maieutica reciproca e non socratica perché si tira fuori quello che non sappiamo).
Mah, un po’ tutti. Gli operai della diga, persone per lo più povere. Contadini, lavoratori, fasce più deboli. Le reazioni erano divise. Da un lato mio padre era visto molto bene, erano in tanti ad apprezzarlo, dall’altro lato invece la sinistra e la Chiesa non gli furono di aiuto. Nel mezzo c’erano gli indifferenti, quelli che ci sono ancora oggi! Quelli che stavano solo a guardare! Succedeva che a Partinico invece che continuare a spararsi addosso, si iniziava a comunicare. (Attraverso la non violenza non c’è vincitore e perdente. La non violenza è uno strumento innovativo).
Perché alcuni, nonostante i metodi non violenti, gli andavano contro?
La politica e la Chiesa miravano entrambe ad esser loro i detentori del potere. Si sentivano scavalcati. A loro non interessava minimamente il bene del popolo, il bene comune, la fratellanza ecc. Avevano paura che il loro potere/dominio potesse venir meno.
Quali sono le caratteristiche della sua ‘maieutica’ ancora attuali oggi?
La sperimentazione, la ricerca, l’innovazione. È un esempio di storia diverso. Il metodo maieutico è la celebrazione consapevole, forse per la prima volta nella storia, della libertà.
C’è qualcosa che ti segna in particolare?
Il ricordo di mio padre “poeta”.
Danilo Dolci è stato un poeta, sociologo, educatore e attivista della non violenza. Nato a Trieste ma trasferitosi in Sicilia, a Trappeto negli anni 50’, è stato un uomo che nella sua vita ha sempre pensato all’amore per il prossimo. Colui che ha contribuito al risveglio sociale negli anni 50/90’. Ha partecipato e organizzato manifestazioni di protesta, scioperi della fame per rivendicare il diritto al lavoro e alla retribuzione, ha costruito una grande diga, ha lottato contro il malaffare e ha fatto nomi scomodi, denunce. Apprezzato da personalità come Bobbio, Levi, Huxley, Russell, Fromm e tanti altri. Ha promosso, a Partinico, le prime lotte contro la mafia. Ha indetto la “Marcia della protesta e della pace” insieme a Peppino Impastato, e qui partono anche delle denunce, verso esponenti politici siciliani e nazionali tra cui i deputati Calogero Volpe e Bernardo Mattarella (Democrazia Cristiana). Ma Danilo Dolci è stato definito anche un sovversivo. In un’importante omelia il Cardinal Ruffini lo ha definito come colui che creava disonore alla Sicilia. L’esperienza a Nomadelfia, dove crea la comunità animata da Don Zeno Saltini a Fossoli. A trappeto, nel 52’, ricordiamo il “digiuno sul letto di Benedetto Barretta” bambino morto per la malnutrizione, al seguito del quale Dolci inizia il dialogo col filosofo Aldo Capitini. Il famoso “sciopero della fame collettivo”, nel 56’, dove oltre mille persone si trovano a protestare contro la pesca di frodo, tollerata dallo Stato, che priva i pescatori dei mezzi di sussistenza. Sempre nel 56’ segue lo “sciopero alla rovescia” secondo cui se un operaio per protestare si astiene dal lavoro, un disoccupato può scioperare invece lavorando. Anche gli scioperi non violenti sono illegali per la legge. I lavoratori costruiscono una strada comunale abbandonata, ma senza seguito poiché Dolci viene arrestato. A difenderlo oltre all’indignazione del paese anche il giudice Piero Calamandrei. Vince il Premio Lenin per la Pace. Dolci non si dichiara comunista. Con i fondi del Premio istituisce a Partinico il “Centro studi e iniziative per la piena occupazione”. Per il suo impegno sociale denominato il “Gandhi italiano”.
Oggi la Maieutica reciproca di Danilo Dolci viene portata avanti dal Centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci a Palermo. Come? Attraverso molte attività. È Un’associazione no profit che coinvolge giovani e adulti, operando principalmente attraverso progetti in ambito educativo in collaborazione con scuole, università, istituzioni, associazioni e gruppi sociali a livello sia locale che internazionale. Presidente del Centro è Amico Dolci, testimone del dell’opera e del pensiero del padre vittima di un’amnesia sociale che ha offuscato la memoria.
Tra le attività più importanti:
il Festival a Mecerata: non violenza e territorio. Focus su Danilo Dolci- Teatro Rebis, spettacolo teatrale “io non so cominciare”. La mia Scuola per la Pace – Settimana della non violenza. Laboratori, incontri, eventi presso gli Antichi Forni su Danilo Dolci a cui partecipano il Comune di Macerata nel Progetto “La mia scuola per la Pace” in collaborazione con “Tavola della Pace” il coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani e alfabeti del contemporaneo della Regione Marche. In programma anche “L’Emergency Day” con animazione e letture per bambini e proiezioni.
Valeria D’Agostino
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".