Osservo le tue mani e mi chiedo se merito ancora le tue carezze. Oggi, ripudiando ciò che sta accadendo, mi domando se in fondo non stia ripudiando anche me stesso, rappresentante di un genere che si macchia di continue colpe nei confronti di chi l’ha generato. La Donna è consapevole della mediocrità dell’uomo e sopravvive con rassegnazione alle continue offese e blasfemie a cui è esposta. Vive nella speranza riposta nell’educazione dei suoi figli, affinché le donne che verranno incontrino uomini migliori. Questa è l’unica vera chiave in grado di sottrarla alla prigionia costruita attorno ad una “semplice” distinzione di genere.
È la presentazione essenziale di “Obsidio- prigionia di genere” il nuovo progetto di Valentino Guido, fotogiornalista indipendente, uno dei lavori segnalati della seconda tappa di Portfolio Italia Gran Premio Fujifilm, 17° “Fotoarte in portfolio”, e che a poche settimane dalla uscita sta già riscuotendo successo non solo fra gli addetti ai lavori. Guido, fotoamatore autodidatta di Amantea (CS), dopo “Ludibrium – diseconomia del Sud” (2016) un progetto concettuale sperimentale che racconta mediante delle lunghissime esposizioni (200 gg) i fallimenti progettuali dell’economia, ritorna a toccare temi attuali in maniera originale ed inconsueta attirando plausi di giurie di ogni livello.
La sua fotografia è una immagine costante del presente nel quale siamo tutti calati e dal quale, spesso, è difficile trovare una via d’uscita, una via per salvarsi. Come spiegano quei labirinti nei quali, irrimediabilmente, si trovano a vivere in solitudine i propri drammi certe donne. Lo scorso marzo (2019) secondo i report nazionali sul femminicidio circa una donna ogni quarto d’ora veniva uccisa dal proprio partner. E il femminicidio è proprio al centro del nuovo lavoro di Valentino Guido. Il suo racconto, però, va oltre la narrazione della cronaca giornalistica alla quale siamo abituati ad assistere quotidianamente. Va oltre, si interroga, fa indagine, e con sensibilità mette in luce da un lato le paure, i disagi, dall’altro le qualità, i punti di forza, che abitano le donne; fa testimonianza e veicola nuove e buone notizie: è possibile uscire dall’inferno, sebbene sia molto complesso, dare vita a nuova vita, trasferire una speranza fattiva, parlare di educazione alla bellezza, cultura, e rispetto delle differenze.
Il progetto. Obsidio nasce dalla volontà di raccontare la condizione della donna nella nostra società e grazie alla collaborazione di 320 Donne. Il Progetto è stato realizzato in tre fasi così suddivise. L’intervista: 300 sono state le donne da Guido intervistate, alle quali ha chiesto di sottolineare quali fossero i principali disagi/paure che condizionano la loro esistenza. Da questo campione eterogeneo sono emersi con una preoccupante frequenza 10 disagi/paure. La collaborazione con le Artiste Illustratrici: 10 Sono le artiste che hanno condiviso il progetto realizzando un’opera avente come tema uno dei disagi precedentemente isolati. Lo shooting: 10 Sono le donne che hanno sposato il progetto prestando il proprio corpo posando e ricevendo sulla propria pelle (indossando) la proiezione delle opere realizzate dalle artiste e digitalizzate per lo scopo. Ogni opera racconta mediante la fotografia, la pittura e la gestualità del soggetto ritratto, un disagio.
L’idea. “C’era l’esigenza di raccontare il disagio della donna nella attuale società. Di fronte alla violenza domestica subita da molte donne, ci ritroviamo spesso impotenti, oltre che suggerire la strada della denuncia si può far poco. Ho pensato che il mezzo fotografico potesse rivelarsi utile a fornire un ulteriore racconto sempre cercando di non cadere nello stereotipo”, racconta a manifestblog.it. Per questo Valentino ha optato per la strada più difficile ma forse più originale, ovvero far raccontare il disagio alle stesse donne che lo hanno subito, tramite interviste e il lavoro delle artiste, lavoro durato due anni e mezzo. “La ricerca è avvenuta tramite social network, ma volevo arrivare a un campione eterogeneo, quindi sono andato oltre le amiche, per arrivare a donne europee e quindi non solo calabresi”. Diverse nazionalità, età, e stato sociale. Trovare le artiste è stata impresa ardua, anche perché hanno dovuto sposare gratuitamente il progetto, hanno dovuto realizzare un’opera e infine donarla. Anche le artiste, è chiaro, si rivedevano in alcuni dei disagi raffigurati”. Questo transfert rafforza il progetto. L’ultima modella a posare è la moglie di Valentino, in evidente stato di gravidanza. “C’erano due donne nella stessa inquadratura. Mamma e figlia. C’è la donna del futuro, quella da cui potrà venir fuori una nuova educazione per l’uomo. L’unico modo per scardinare la prigionia”.
Il legame tra opera e modella: “hanno posato nude e in aperta campagna, alcune delle modelle non avrebbero mai potuto immaginare una tale dimensione. La proiezione delle opere doveva interessare solo la pelle – spiega Guido a proposito della scelta del luogo, in natura appunto –, fatta in studio avrei visto sempre la parete illuminata”. Per ogni opera si sono registrate circa due ore di shooting. Per quanto riguarda i disagi “la selezione è avvenuta da se – aggiunge –, ci sono disagi che si son ripetuti 270 volte su 300 donne, poi ogni donna ne ha espresso tantissimi. Analizzando i dati raccolti abbiamo potuto notare che i primi dieci si ripetevano per oltre 100 volte. Alla base sta il femminicidio, lo stalking, gli abusi di qualsiasi tipo e poi le relazioni sentimentali, quelle con i sex symbol, con i social, i pregiudizi sessuali, i pregiudizi sulle proprie capacità, sulla meritocrazia e la maternità”.
La condizione. “In una società a misura d’uomo la vera prigionia della donna sta nella impossibilità di fare carriera, di dire la sua. Una donna che rifiuta questa società sicuramente non farà carriera, deve giocare a un gioco che non le appartiene. Mia figlia è la speranza: l’ultima fotografia volta le spalle verso il futuro, protegge con una mano il feto che porta in grembo e con l’altra i seni che simboleggiano il nutrimento. Ecco che mia moglie ha fatto una scelta. Ha deciso di credere nel futuro”.
Valentino Guido
Valentino Guido, fotoamatore autodidatta. Nel tempo si avvicina ed allontana costantemente dalla pellicola fino all’avvento del digitale. Durante questi anni, numerosi scatti lo vedono spaziare dalla foto naturalistica, al ritratto come al reportage. A Reggio Calabria nel 2010, alla lettura di portfolio organizzata dal circolo Vanni Andreoni , vince il Primo Premio e anche il premio giovani; A Ravenna riceve il “diplome d’onneur honourable mention” image sans frontiere partecipando al concorso fotografico “il mosaico”; Nel 2014 viene insignito dalla FIAF dell’onorificenza nazionale “AFI” (artista fotografo italiano) . Il 6 luglio 2014 una sua foto intitolata “magica notte” viene scelta per omaggiare l’astronauta italiano Umberto Guidoni. Nel 2016 realizza un’inchiesta che racconta mediante delle lunghissime esposizioni (200 gg) i fallimenti progettuali dell’economia. Con questo progetto si aggiudica la 2° tappa del “Gran Premio Hasselblad”. Ad oggi l’autore , tra personali e collettive, ha realizzato 45 mostre.
Valeria D’Agostino
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".