In Calabria, come dappertutto nel paese Italia, continuano ad accentuarsi problemi legati alla disoccupazione o al cattivo utilizzo di fondi pubblici mal distribuiti sul territorio. In Calabria, però , forse più che altrove, continuano gli stereotipi, a proposito di un’immagine sbiadita di terra di gran lavoratori, fatta soltanto di studenti pendolari, cervelli in fuga, giovani e meno giovani che da sud vanno via in cerca di lavoro al nord, o più semplicemente perché hanno voglia di sperimentare nuove avventure.
Ma della Calabria che resta in quanti, oggi, ne parlano? E se ne parlano, lo fanno sempre oltre fini di slogan? Della Calabria degli ultimi tempi, presa da grande fermento culturale, da cui vien fuori anche l’economia, certo, si è detto tanto, si continua a dire, ma di questa Calabria che resiste, indipendentemente da festival, o grandi nomi che titolano cartelloni di comuni e province più disparate, c’è ancora tanta sete di conoscenza, e di studio programmatico. C’è una chiara esigenza di scoperta e di divulgazione. Son tanti i paesi, spesso lontani dalle metropoli, in cui a partire da poche persone si attua la scelta sapiente, non eroica, di restare e di resistere, cercando di valorizzare i luoghi, le risorse messe a disposizione del territorio, tentando di capovolgere schemi e reinventando se stessi e le prospettive, stando in continua evoluzione coi tempi. È così che, in silenzio e senza troppo clamore, capita di intravedere piccole oasi felici, dietro cui si nasconde tanta esperienza, ed alla quale si è data continuità con entusiasmo, professionalità, e innovazione. Così, un piccolo ristorante del comune di Mirto Crosia nella provincia di Cosenza può voler dire qualcos’altro, specie in questo momento storico, se affiancato a dei giovani validi e creativi come i proprietari si dimostrano di fronte alla clientela. Ma soprattutto un ristorante che ha in sé la cultura del confronto, fra prodotti di più territori calabresi, dunque della rete, la qualità, la semplicità e l’accoglienza, quale esempio di crescita collettiva, non meramente individuale, della nostra regione. A dimostrazione che la volontà a costruire, a produrre, e non l’indifferenza o la rassegnazione, in Calabria, pure in un angolo meno conosciuto o ancora inesplorato, viene attuata ogni giorno, a dispetto di luoghi comuni che mirano a stigmatizzare in maniera pessimistica una terra priva di futuro. A rispondere a qualche domanda per manifestblog.it è Mario De Vincentis, ideatore insieme alla sua famiglia de “L’Oasi di Mirto”.
Cos’è l’isola di Mirto ? E come nasce ?
Quello che agli occhi delle persone può sembrare un banale o già sentito nome di una semplice attività commerciale, per noi rappresenta idee e progettualità che vogliamo coltivare, sviluppare e condividere con i nostri clienti. L’idea di fondo su cui si basa la nostra ristorazione prende le mosse da quella filosofia commerciale che negli ultimi anni si sta identificando sotto il nome di Compra Sud: l’acquisto e il consumo esclusivo e consapevole di prodotti di aziende del Meridione (Molise, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e ovviamente la Calabria).
Qual è la mission?
Si tratta di un modo di agire e di lavorare, che mira, come si può ben capire, ad educare il cliente nelle sue scelte d’acquisto anche al di fuori poi del nostro locale.
Come ti sei calato in questo lavoro?
Dopo anni nella ristorazione, con la mia famiglia abbiamo capito che era il momento di svecchiare e rimodulare un po’ il nostro modo di far cucina e di veicolare il cibo attraverso ciò che nel cibo stesso è già intrinseco: il territorio. Un territorio, il Sud, che non è fatto solo da gente e aziende che produce beni di prima necessità, ma anche da persone, associazioni, cooperative, studenti e studiosi, una rete di protagonisti insomma, molte volte invisibili, che in questo Sud con pazienza e passione, traccia percorsi di buona società.
L’Oasi di Mirto si può considerare un punto di incontro fra cultura e cibo… perché?
È un percorso il pranzare o cenare nel nostro locale. È un viaggio tra saperi e sapori come ho voluto scrivere sulla parete in fondo alla sala.
Un percorso che si articola su tre livelli: gastronomico, culturale, e sociale.
Spiegaci meglio.
Il livello gastronomico prevede piatti rielaborati, ma non sosfisticati. Preparati solo ed esclusivamente con prodotti di aziende del Sud e della filiera “Campagna Amica” della Coldiretti, essendo noi un ristorante che aderisce al circuito. E se dico esclusivamente significa che tutto di quel piatto, finanche il burro sono di aziende del Sud. Accompagnati da birre artigianali calabresi o da bevande come quelle al bergamotto o alle clementine, in sostituzione delle più conosciute. E ci siamo spinti oltre pensando anche a Vegani e Celiaci. Nel primo caso inserendo il “Muscolo di Grano”, un alimento prodotto a Isca sullo Ionio e composto da farina di grano, farina di lenticchie, melanzane ed altre spezie. Un’idea calabrese 100%. Nel secondo, per il nuovo anno inseriremo sul menù la pasta dell’Azienda salernitana Pizzuti “Glutiniente”: un pastificio artigianale e che trafila in oro le sue paste di mais e riso. Un’eccellenza davvero.
Come facciamo a conoscere questi prodotti e le aziende?
Oltre che con il normale svolgimento del servizio alla carta, hanno preso piede le nostre cene didattiche #CompraSud in cui, attraverso anche l’aiuto del Sommelier Pasquale Vulcano dell’enoteca Il Bottino, ottimo conoscitore della Calabria vitivinicola, raccontiamo e presentiamo ai partecipanti le aziende, i prodotti e il territorio in cui nascono. Ogni portata diviene motivo di confronto, di aneddoti, richieste con e tra i vari commensali (Max 25 posti per ogni cena al fine di poter instaurare appunto una discussione).
Gli altri livelli del vostro percorso a l’Oasi?
Abbiamo poi il livello culturale, poichè il nostro, è un percorso, un viaggio che ha inizio non appena si entra. Ed infatti, una libreria accoglie subito il cliente. All’interno di essa libri sulla storia dell’alimentazione, sul Sud, sulle Tradizioni Popolari, o anche solo semplici letture, ma sempre di autori del Sud. Sulle pareti, 5 pannelli ‘didattici’, proiezione ancora in un certo senso della libreria e dedicati, con i loro stessi scritti con cui raccontano il Sud, a persone come Otello Profazio, Peppe Voltarelli, Vito Teti, Mango.
State pensando anche a delle iniziative culturali fra i tavoli?
Si, anche in questo senso, tante le idee e le novità per il nuovo anno. Abbiamo i Venerdì della Lettura, momenti in cui, si spera a cadenza mensile, conosceremo scritti di autori (anche giovani e poco conosciuti) del nostro meridione o dei territori a noi più affini. Ovviamente accompagnati da una piccola cena. E poi le cene storiche. Perché non far conoscere alla gente, in maniera diretta pratica e semplice cosa mangiavano i popoli di un tempo? E così ho pensato che sarebbe una bella cosa affiancare alle classiche cene didattiche le cene “Romane”, “Bizantine”, “Borboniche”, “Sibarite” e dei “Monaci”, popolazioni o aspetti che hanno fortemente influenzato e creato la nostra identità. Infine la creazione di un blog, uno spazio virtuale in cui raccontare storie, volti, speranze e successi aziendali di un Sud e di una Calabria che resta.
Il sociale come affianca la vostra creatività e la vostra cucina?
Il sociale ha a che fare col territorio. Un territorio il nostro, animato da più attori, a più livelli e che spesso non conosciamo. Centinaia e centinaia di persone che si rimboccano le maniche per far funzionare il tessuto sociale di questa terra, e il più delle volte senza scopi di lucro.
Sto parlando del volontariato, da cui provengo e nel cui solco sono cresciuto negli ultimi 10 anni. Così ho pensato bene di dedicare un angolo a delle opere d’arte davvero speciali. Grazie all’aiuto dei volontari dell’Associazione Gianmarco De Maria, abbiamo chiesto ai bambini di Oncologia Pediatrica e ad ex ospiti della Casa Accoglienza dell’Associazione stessa, di creare, di dipingere delle tele dando loro come tema l’alimentazione. Il risultato è stato semplicemente unico ed emozionante. Di fianco alle tele, il racconto di ciò che è questa Associazione e di ciò che fa per i bambini ospedalizzati e le loro famiglie a Cosenza. Per il futuro, sempre nuovo anno, in programma già una cena presso la loro casa accoglienza per raccogliere fondi per i progetti dell’associazione, ed un’altra cena presso il nostro locale, per fare conoscere proprio questi progetti, alla nostra clientela. Inoltre, stiamo utilizzando i prodotti dell’Associazione Gli Altri Siamo Noi, sempre di Cosenza, la cui mission è assicurare la più alta qualità della vita possibile a persone con Sindrome di Down e disabilità intellettiva, anche con l’inserimento nel mondo del lavoro. Assicuro delle marmellate con Fragole di Acconia e con Arance calabresi davvero superlative. Ecco, la nostra intenzione è non solo continuare ad usare i loro prodotti, ma far conoscere meglio anche i loro progetti, creando degli eventi, anche in sinergia con le aziende.
C’è qualcuno tra gli autori contemporanei o personalità calabresi a cui ti ispiri?
I miei miti sarebbero tanti ma fra tutti cito Vito Teti e Pippo Callipo, loro sono le persone a cui guardo con maggiore stima e orgoglio da calabrese.
Nella cucina?
Per quanto riguarda il lavoro nello specifico lo chef Enzo Barbieri ed i giovani ragazzi del Cooking Soon, un progetto bellissimo di giovani Chef calabresi che stanno facendo conoscere la nostra terra per le sue bellezze e non per le sue amarezze. Ecco per me questi ragazzi, sono quei tanti “io” Tetiani che scelgono di restare.
Hai una parola chiave per esprimere ciò che state portando avanti?
La parola chiave è rete, e l’augurio che mi faccio da solo è quello di poter incuriosire la gente ed avvicinarla al concetto di Compra Sud, che non vuol dire odiare il nord, ma semplicemente acquisire consapevolezza delle realtà che qui già producono e potrebbero ulteriormente produrre ( e quindi in un’ottica più ampia assumere altri lavoratori) e legare le esperienze di ognuno per poter crescere.
Valeria D’Agostino
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".
1 commento
Aggiungi il tuoSono pugliese e questo risveglio del sud mi piace. Vorrei però che i prodotti del nostro territorio fossero facilmente acquistabili. A tal fine o ci si mette d’accordo con la grande distribuzione oppure vendere come fa amazon, accettando naturalmente dei tempi di spedizione ragionevoli e soprattutto a prezzi che garantiscano il giusto guadagno ai produttori ma che neanche dissanguino i compratori. Il guadagno verrebbe dal grande quantitativo di merce venduta. Cordiali saluti