Appello ai medici: “Non scegliete il silenzio, è in ballo la vita”

Da quando, circa 3 anni fa, lungo il corridoio dell’ospedale Giovanni Paolo II mi sono trovata a sfogliare una carta senza busta, contenente la dicitura del cancro di mia madre, non ho mai smesso di scrivere di sanità. Da quando, circa 1-2 volte al mese in 3 anni, mi sono ritrovata a vivere personalmente il pronto soccorso e i vari reparti del nostro bellissimo ospedale, ho un dovere morale in più: denunciare quanto non funziona e a danno dei poveracci che pagano normalmente le tasse senza vedersi minimamente garantito il diritto alla salute e alle cure e ai servizi essenziali.

Col Covid19 ho potuto tristemente vedere evidenziati tutti quei problemi irrisolti – che altro non sono che il prodotto di decenni di cattiva politica e corruzione -, e ancora rafforzati, nell’ambito di un’ emergenza sanitaria senza fine. Poco più di 3 settimane fa ho iniziato a prevedere quanto stiamo leggendo in questi giorni, a partire dai mancati protocolli covid, all’assenza di prevenzione, igiene, fino al reparto Covid quasi inesistente.

Da lì è stata una continua raccolta di notizie riguardanti medici in quarantena, infetti, e interi reparti positivi. Il teatro delle ultime ore fra Cotticelli, Zuccatelli, Santelli (pace all’anima sua), Conte e il nostro sindaco Paolo Mascaro insieme a tutta la sua giunta è la risposta – sebbene disgustosa e difficile da accettare – a tutte le istanze che ogni cittadino, con almeno un familiare in isolamento o ospedalizzato, implora impotente.

Perché questo, oggi, siamo tutti: tremendamente impotenti, falliti, inutili. Oggetto dello scambio clientelare. Prodotto della contiguità mafiosa che da secoli rafforza il potere politico-mafioso.

Muoiono persone, all’interno della città, e il sindaco si dimentica di annunciarle. Dovremmo farci sentire, oltre ogni possibile rivolta o protesta di piazza per motivi di emergenza economica, anche e soprattutto per non farci prendere più in giro. Non era e non è il momento di stare a fare discorsi di parte, – le partigianerie non piacciono o sbaglio al nostro sindaco? – è invece urgente più che mai darsi da fare per prevenire l’esplosione di una bomba sanitaria che, pure silente, può nuocere a lungo noi stessi e chi ci sta accanto in gran numero.

Mi arrivano messaggi che ascolto sempre con profonda rabbia: in ogni casa c’è almeno un familiare contagiato o presunto tale. Non è possibile fare tamponi a tutti, neanche ai congiunti dei positivi. I medici di base sono sull’orlo di una crisi e nel contempo hanno paura, ed evitano i tamponi. Siamo arrivati al punto da dover farci “raccomandare” per avere più celerità nei tamponi. In ospedale il tracciamento è saltato come è saltato in ogni dove in città. Ci sono positivi che dopo la quarantena attendono senza risposta alcuna un secondo tampone e sono possibili contagi, mine vaganti, e altri che non sanno di esserlo perché asintomatici.

La situazione è già al collasso ma la cosa tremenda è che in pochi se ne sono accorti.
Faccio un accorato appello a tutti gli operatori sanitari, verso i quali nutro rispetto e solidarietà, affinché possano unirsi, fare squadra, aprirsi e denunciare una volta per tutte fatti, azioni ed omissioni, comprese le minacce, che ogni giorno subiscono. Non possiamo chiudere gli occhi solo per paura di perdere lo stipendio. È in ballo la vita di troppe persone.

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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